Trasporto pubblico locale, la grande sbornia del PNRR pronta a finire nel 2027: risorse dimezzate e infrastrutture datate

Termini file alle fermate degli autobus e ai Taxi causa sciopero dei mezzi pubblici - Roma, Italia - Nella foto le file alla fermata dell’autobus a Termini - 4 Luglio 2024 (foto Valentina Stefanelli / LaPresse) Termini queues at bus stops and taxis due to public transport strike - Rome, Italy - In the photo the queues at the bus stop in Termini - 4 July 2024 (photo Valentina Stefanelli / LaPresse)

Racconta Machiavelli che Cosimo de’ Medici, a chi gli diceva che Firenze si era guastata, rispondeva con ammirevole pragmatismo: “meglio città guasta che perduta”. Sei secoli dopo, la polis si è allargata a dismisura, allontanando il potere politico dalle strade, mentre quello economico è ormai globale.

Le città sono però ancora oggi luogo di scontro e di incontro tra diversi interessi e persino diverse letture della geografia urbana stessa. Al funzionalismo di chi le vede come gangli di un complesso apparato economico che va tenuto ad ogni costo fluidificato e pacificato, si oppone l’idea di una città fatta soprattutto di reti, di interazioni tra luoghi e persone, di comunità. La rete fondamentale, quella che più di tutte è in grado di collegare le diverse città che condividono lo stesso spazio, è naturalmente il trasporto pubblico locale. I dati raccolti e analizzati da Clean Cities in una ricerca di prossima pubblicazione ci mettono di fronte a una serie di evidenze interconnesse. Uno, le città italiane hanno in media un terzo dell’offerta di trasporto pubblico delle omologhe europee, e un quarto dei passeggeri. Due, le risorse nazionali grazie alle quali il TPL sopravvive si sono dimezzate in termini reali negli ultimi decenni, con un calo netto di un terzo dall’inizio della pandemia. Tre, abbiamo livelli elevatissimi di transport poverty: non solo la dipendenza dall’auto è alle stelle, ma ormai moltissime persone sono costrette a rinunciare a opportunità di lavoro o addirittura a cure sanitarie perché non hanno modo di raggiungere le relative destinazioni.

L’ex sindaco di Bogotà, ora presidente della Colombia, Gustavo Petro amava ripetere nei forum internazionali che un paese sviluppato non è uno in cui i poveri possono comprarsi la macchina, bensì uno in cui i ricchi viaggiano in tram. Ecco. Una città con una rete di trasporto pubblico capillare, accessibile, efficiente ed economicamente alla portata di tutti è una città in cui fioriscono il commercio e il turismo; in cui anche i più giovani possono muoversi in autonomia; in cui si allarga l’orizzonte geografico entro cui trovare o magari creare opportunità di lavoro; in cui fioriscono le reti sociali.

C’è però un problema: le aziende di trasporto pubblico sono in sofferenza. Gli introiti dal pagamento dei titoli di viaggio coprono in media il 30% dei costi, con record negativi in alcune città del Sud. Il Fondo Nazionale Trasporti è crollato, in termini reali, mentre i costi operativi per le aziende hanno continuato a salire causa inflazione energetica e una flotta di mezzi giurassici costantemente bisognosi di manutenzione.
Nel 2027 finirà inoltre la grande sbornia del PNRR, su cui però la parte del leone l’hanno fatta i progetti di espansione dell’alta velocità e della logistica su ferro. Il Ministero dei Trasporti ha recentemente lanciato un bando per raccogliere progetti di espansione e ammodernamento delle reti di TPL, ma è un bando al momento senza risorse.

Le città sono sempre state teatro di grandi drammi e rivolte spesso sanguinose, dall’Antica Roma alla Parigi della Fronda fino a quella dei gilet gialli e dei “ric-rac”. Ad alimentare la rivolta è quasi sempre la stessa cosa: alti livelli di esclusione sociale, stagnazione economica, rottura del patto non scritto che consente di tenere insieme i diversi interessi e le diverse vocazioni funzionali della città: economia e comunità, lavoro e gioco, innovazione e socialità. Quando arriverà il momento di votare la prossima legge di bilancio, sarà quindi cruciale introdurre aumenti progressivi alla dotazione del Fondo Nazionale Trasporti e prevedere nuovi investimenti in infrastrutture per il trasporto pubblico locale, se vogliamo offrire a più persone più opportunità di scegliere come e quanto muoversi, in questo modo ricucendo quello che nel tempo si è andato strappando.