C’è stato chi, tra i consiglieri del Plenum, l’ipotesi di un complotto non l’ha esclusa a priori, ricordando come la storia recente abbia insegnato che nulla è impossibile, nemmeno i complotti tra magistrati. E c’è stato chi, praticamente la maggioranza, ha sottolineato la necessità di un’istruttoria prima di adottare una decisione grave come quella di trasferire il capo di una Procura. La seduta del Plenum del Consiglio superiore della magistratura sul caso del procuratore di Nola Laura Triassi è durata oltre tre ore e si è conclusa con la decisione, adottata con undici voti favorevoli, nove contrari e tre astenuti, di sospendere la procedura visto che riguarda vicende per cui c’è un procedimento disciplinare in corso, rimandando quindi gli atti alla Prima Commissione e bocciando per il momento la proposta di trasferire d’ufficio la stessa Triassi.
Il caso è nato da tre esposti firmati tra marzo e giugno scorsi da 12 dei 13 sostituti dell’ufficio inquirente, da 23 unità del personale amministrativo e da alcuni carabinieri della polizia giudiziaria per lamentare incomprensioni e tensioni con il capo della Procura nolana accusato di avere una gestione verticistica dell’ufficio e di rapportarsi con toni aggressivi o mortificanti. Di qui la relazione inviata dal procuratore generale Luigi Riello al Csm e la delibera della Prima Commissione di proporre il trasferimento della Triassi. Ieri la seduta del Plenum, dinanzi al quale la Triassi si è difesa: «Se non c’è una regìa occulta, devo pensare che le accuse contro di me derivino dal malcontento per alcune mie iniziative organizzative, come l’ufficio degli affari semplici, iniziative su cui i numeri mi stanno dando ragione perché gli arretrati sono diminuiti». Triassi ha chiesto quindi al Csm di fare approfondimenti prima di decidere delle sue sorti professionali: «La relazione del procuratore generale di Napoli è inesatta e incoerente, poco obiettiva nella valutazione dei fatti». ha sostenuto depositando una memoria difensiva per replicare a ogni accusa e spiegare i dettagli di alcuni episodi con alcuni sostituti che la accusano, negando tra l’altro di aver ostacolato la trasmissione di atti alla Dda di Napoli. Inoltre, la Triassi ha lamentato la mancanza di un’istruttoria che prevedesse l’audizione sua, dei sostituti e di tutti coloro che la accusano. Un passaggio, questo della necessità di istruttoria prima di una decisione, che è stato l’aspetto affrontato da molti dei consiglieri intervenuti alla seduta del Plenum, tra i quali Nino Di Matteo, Antonio D’Amato, Loredana Miccichè, Sebastiano Ardita e Stefano Cavanna.
Intanto ieri il Plenum si è occupato anche di un’altra Procura campana, quella di Napoli Nord approvando, all’unanimità, la nomina di Maria Antonietta Troncone alla guida del grande ufficio inquirente che ha sede ad Aversa. Troncone è attualmente capo della Procura di Santa Maria Capua Vetere e la sua nomina al nuovo incarico arriva proprio nel bel mezzo dell’inchiesta sulle violenze avvenute in carcere il 6 aprile 2020: un’inchiesta particolarmente delicata e complessa, caratterizzata anche dai grandi numeri e dagli indagati eccellenti. Troncone è stata scelta tra i magistrati che si sono proposti per assumere la guida della Procura di Napoli Nord candidandosi a succedere al procuratore Francesco Greco. Dai consiglieri del Csm Michele Ciambellini e Antonio D’Amato sono state espresse parole di apprezzamento per la designazione di Troncone: «Alla Procura di Napoli Nord opererò con il medesimo spirito di servizio mostrato in questi anni alla guida della Procura di Santa Maria Capua Vetere – ha commentato Troncone – Mi preme operare per offrire ai cittadini un servizio giustizia efficiente». Maria Antonietta Troncone sa bene quanto sia importante la sfida professionale che si appresta ad affrontare. Quello di Napoli Nord è un ufficio particolarmente complesso, ha competenza su 38 Comuni della provincia a cavallo tra Caserta e Napoli, cioè il territorio della cosiddetta Terra dei Fuochi, l’hinterland segnato da un alto livello di criminalità e da ancora numerosi reati ambientali. «Non ho la bacchetta magica – ha aggiunto Troncone – ma auspico di poter dare anche alla Procura di Napoli Nord il mio contributo». Il procuratore assumerà il nuovo incarico a settembre, nel frattempo continuerà il lavoro di coordinamento dell’indagine sui pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, indagine che ha scatenato un autentico terremoto non solo all’interno del corpo della polizia penitenziaria ma anche tra i vertici dell’amministrazione penitenziaria.
