Dalla morte di Abdelghani al-Kikli, noto come Gheniwa, avvenuta nel maggio 2025 e la conseguente dissoluzione del suo apparato “Supporto alla Stabilità”, Tripoli è entrata in una nuova fase di ridefinizione degli equilibri di sicurezza. Il governo di unità nazionale, sotto la pressione di un piano internazionale di ristrutturazione del settore della sicurezza, si trova di fronte a una doppia sfida: smantellare le formazioni fuori controllo e riorientare quelle che, pur problematiche, restano indispensabili al fragile equilibrio della capitale.
In questo contesto emerge il ruolo centrale del Dipartimento per la Lotta al Terrorismo e alla Criminalità Organizzata (conosciuto come “Rada”). Diversamente dal “Supporto alla Stabilità”, giudicato un corpo fuorilegge e quindi eliminato, la Rada è percepita come una forza che ha avuto un ruolo determinante nel contrasto al terrorismo e alla criminalità. Le sue violazioni non sono la causa del caos, ma piuttosto la conseguenza diretta dell’assenza dello Stato e del vuoto di legalità che ha caratterizzato Tripoli negli ultimi anni. L’obiettivo del governo non è dunque la sua eliminazione, bensì il riassetto e l’inquadramento istituzionale: ritiro dalle postazioni strategiche come la base aerea e l’aeroporto di Mitiga, la base navale di Abu Sitta e le carceri e centri di detenzione; consegna dei ricercati alla giustizia e subordinazione diretta alla Procura generale; rispetto delle normative e piena adesione a procedure legali che ne limitino il potere discrezionale.
Il dispiegamento militare osservato nelle ultime settimane a Tripoli risponde a una logica di dissuasione simbolica più che di preparazione a una guerra aperta. Si tratta di un messaggio politico volto a mostrare determinazione, e al tempo stesso di un passaggio preparatorio per una seconda fase che punta allo smantellamento delle milizie operanti nell’ovest della capitale e coinvolte nei traffici di migrazione irregolare e contrabbando.
Non a caso, questi gruppi sostengono oggi la Rada contro le forze governative, consapevoli che una volta chiuso il dossier Rada, toccherà a loro finire nel mirino. In questo quadro, il dossier Rada rappresenta un banco di prova cruciale: la sua risoluzione positiva aprirebbe la strada alla costruzione graduale di istituzioni di sicurezza sotto legge statale; un fallimento rilancerebbe invece scenari di instabilità e conflitto diffuso. La novità è che il processo interno non è più separabile dal contesto esterno. Il vertice di Roma del 2 settembre 2025, che ha visto sedere allo stesso tavolo Saddam Haftar e Ibrahim Dabaiba, con la mediazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani e la presenza dell’inviato statunitense Massad Boulos, ha rappresentato un punto di svolta.
Fino a quel momento, Khalifa Haftar aveva sostenuto la Rada nella sua resistenza contro il governo, nel tentativo di rafforzare il proprio peso a Tripoli e ostacolare il piano internazionale. Ma da Roma è emersa una linea diversa: il passaggio da una posizione di rifiuto e resistenza a una di accettazione e sostegno del percorso di riequilibrio. Un cambiamento dettato non solo dalla pressione internazionale, ma anche dalla consapevolezza che una sfida diretta con gli attori globali avrebbe ridotto drasticamente lo spazio di manovra di Haftar. Per l’Italia, la gestione della sicurezza a Tripoli è ormai una priorità strategica, strettamente legata al dossier migratorio nel Mediterraneo. Gli Stati Uniti vedono nella ristrutturazione della Rada un tassello fondamentale della lotta al terrorismo. La Turchia, presente militarmente in città, cerca di mantenere un equilibrio che preservi i propri interessi senza precipitare nel conflitto, mentre l’Egitto osserva con apprensione il rischio di ricadute sui suoi confini occidentali.
Ne deriva che la battaglia di Tripoli non può più essere letta solo come un confronto interno. È il riflesso di un nuovo equilibrio internazionale, guidato da Roma in coordinamento con Washington, che punta a sostituire i centri di potere armato con istituzioni di sicurezza legalmente riconosciute. La prova della Rada sarà il primo vero test di questo progetto.
