La guerra, i sottomarini e le scadenze
Trump e Medvedev giocano col fuoco nucleare, rispunta la “mano morta” per la fine del mondo. Putin pensa a Zelensky ma uccide con droni-zombie
Dopo l’escalation sui social e l’atto di forza del presidente americano, lo Zar ha lasciato intendere che si starebbe avvicinando il momento di un nuovo incontro con il suo omologo ucraino: una coincidenza o una conseguenza?
Che cosa succede da quando Donald Trump, infuriato con Dmitri Medvedev, ha annunciato di aver fatto schierare due potentissime navi da guerra sottomarine in una zona vicina alla Russia? Finora nulla di drammatico. Anzi, forse un fatto positivo. Vladimir Putin, in una delle sue apparizioni televisive, ha detto con aria quasi distratta che si avvicina l’ora di incontrare il presidente ucraino Zelensky: il nemico.
Trattenete l’entusiasmo: sì, lo vedrà, ma soltanto dopo il prossimo round a Istanbul, dove si contratta il solito scambio di prigionieri e di carte. Non si può avere fretta ma si comincia a intravedere uno spiraglio. A condizione che gli occidentali non ci mettano fretta, altrimenti va tutto all’aria. Nulla di impegnativo, soltanto verbale. Putin – che non lo avrebbe mai voluto incontrare se non morto – adesso mette in calendario un incontro con Zelensky, con calma e senza fretta. Ciò è avvenuto dopo l’atto di forza con cui Trump ha annunciato al mondo intero di aver posizionato due colossali sottomarini atomici al limite delle acque territoriali russe. Un caso? O una conseguenza?
I droni zombie che massacrano gli ucraini
Non si sa. Ciò che sappiamo è che ogni notte i droni-zombie di Putin vanno a massacrare i civili ucraini. Donald non fa che rimproverarlo e sembra che, dopo anni d’amore, adesso lo odi. Scherza o fa sul serio? Se lo chiedono sia gli americani che gli ucraini e si cerca la spiegazione della metamorfosi. Sembra che sia tutto vero e che sia merito di Melania Trump, la regale First Lady che è nata 55 anni fa in Slovenia e ha conosciuto il comunismo quanto basta da odiare automaticamente Putin, che non è comunista, non è sloveno, ma è uguale agli altri. Sono trapelate da tempo voci secondo cui, a casa, Melania affrontava il marito fortemente irritata dal despota russo. Il malumore di Melania per le posizioni di suo marito è emerso più volte e sembra che sia stata lei ad averlo costretto a guardare i corpi ucraini martoriati. I tempi coincidono: dopo la cacciata di Zelensky dalla Casa Bianca il 28 febbraio scorso, Trump ha dovuto dare atto al presidente ucraino di essersi detto sempre disponibile al dialogo e al compromesso pur di arrivare alla pace.
Da Mosca, Trump ha incontrato sempre lo stesso atteggiamento da parte di Putin: gentilissimo ma per nulla disposto a mollare l’Ucraina, sottoposta al macello ogni giorno e ogni notte. Si può ricostruire l’accaduto sui social, che poi si è trasformato in uno scenario da pre-guerra prefigurato da Dmitri Medvedev, il quale predica la distruzione atomica del mondo occidentale. Quando Trump ha annunciato di aver dato l’ordine di schierare i sommergibili nucleari, aveva accanto a sé il senatore Lindsay Graham, repubblicano della Carolina del Nord, politico e militare fautore della linea durissima con i russi. La storia è dunque questa: quando Trump ha dato l’ultimatum di 50 giorni alla Russia per sedersi dei negoziati sull’Ucraina minacciando sanzioni, il Cremlino non ha risposto.
Trump, Medvedev e la “mano morta”
Allora il Presidente americano ha accorciato il tempo, “potandolo” a 12 giorni e dichiarando: “Sono molto deluso da Putin e ridurrò i cinquanta giorni che gli avevo concesso”. Poi ha messo a punto un disegno di legge per applicare tariffe draconiane fino al cinquecento per cento a paesi come l’India, la Cina e il Brasile che ogni giorno fanno il pieno di petrolio russo di contrabbando e riempiono le casse da cui Putin attinge per finanziare la sua guerra. Il senatore Graham ha detto che è arrivata l’ora di convincere India e Brasile a tornare nell’orbita economica americana, cosa che ha fatto saltare ulteriormente i nervi a Dmitri Medvedev, che sui social ha lanciato un avvertimento sinistro: stia attento Trump, perché ogni suo ultimatum per imporci negoziati è un passo non verso la pace, ma verso la guerra fra Russia e Stati Uniti. Trump risponde su “Truth” che Medvedev è “un ex presidente fallito che pensa di essere ancora presidente” e poi gli consiglia di pesare le parole, perché stava parlando di una guerra che non esiste tra Russia e Usa. Medvedev su Telegram risponde che Trump dovrebbe ripassare i film sugli zombie come The Walking Dead e avverte: “ricordati della Mano Morta”. Un’espressione che appartiene al linguaggio della guerra fredda per alludere al sistema “Fine del Mondo”, detto anche “Perimetro”, progettato in Urss per garantire una vendetta nucleare postuma grazie alla quale nessuno resti vivo sul pianeta.
Sembrava solo una battuta appartenente al passato, ma Trump ha avuto subito conferma che un generale russo nel 2011 ha garantito che la Mano Morta – il piano per la fine del mondo – è stato ripristinato e continuamente aggiornato. È stato a questo punto che Trump ha ordinato il dispiegamento di due sottomarini nucleari d’attacco, attrezzati per intercettazioni e spionaggio che possono lanciare 154 missili Tomahawk e devastare qualsiasi Paese in poche ore. Nessuno sa che tipo di sottomarini abbia fatto schierare Trump “nelle zone più opportune”, perché esiste anche un terzo tipo di sottomarini detti “boomers”, la vera forza nucleare con missili Trident a testate multiple, il nerbo dell’arsenale americano. Putin non ha aggiunto nulla, salvo che forse è ora di incontrare Zelensky.
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