"Lo sentirò dopo". Per dirgli a cosa deve rinunciare?
Trump: “In Alaska Zelensky non è invitato. E a Putin dirò che la guerra deve finire”
Il segnale lanciato dal presidente ucraino è chiaro: in vista del vertice ha voluto ricordare al Tycoon e agli alleati che bisogna arrivare alla “pace attraverso la forza”. Ma la realtà può rivelarsi diversa
Gli occhi del mondo sono tutti puntati sull’Alaska. L’incontro di Ferragosto tra il presidente statunitense Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin può rappresentare un momento-chiave del conflitto in Ucraina, ma anche di una serie di dossier in cui si intrecciano gli interessi di Mosca e quelli di Washington. Per il tycoon si tratta di un momento ricercato da sempre. Ma arrivati a questo punto, il vertice con lo “zar” appare anche decisivo per capire lo stato delle relazioni personali, prima ancora che strategiche, tra i due presidenti.
Trump “seccato” con Zelensky
“Parlerò con Putin, gli dirò di mettere fine alla guerra” ha detto ieri The Donald. Ma Trump non ha nascosto una certa frustrazione per quanto sta avvenendo in Ucraina. Il canale con il Cremlino non ha portato ad alcuna riduzione dei bombardamenti. E questo, per il presidente Usa, è anche un problema di immagine, visto che ha investito sulla sua capacità di riportare la Russia alla ragione anche mostrando una certa durezza nei confronti di Volodymyr Zelensky. Toni aspri certificati anche ieri, quando il tycoon ha detto di essere “un po’ seccato” con il presidente ucraino per il suo rifiuto a fare concessioni territoriali senza l’approvazione costituzionale, e di essere “in disaccordo per quello che ha fatto” in questi anni di guerra.
Ieri, il presidente ucraino ha ribadito che “la Russia sta trascinando la guerra e quindi merita una maggiore pressione globale”. “La Russia si rifiuta di fermare le uccisioni e quindi non deve ricevere ricompense o benefici. E questa non è solo una posizione morale, è razionale” ha detto Zelensky. “Le concessioni non convincono un assassino. Ma una protezione davvero forte della vita ferma gli assassini” ha ribadito il capo dello Stato ucraino. Ma il pericolo è che il summit possa rivelare una realtà molto diversa da quella da lui auspicata. Putin, pur consapevole che la sua Russia non potrà continuare la guerra a oltranza, è certo di potere vincere la partita sul campo di battaglia e di costringere Kyiv a un accordo di pace che formalizzerebbe quanto chiesto da sempre dal capo del Cremlino. Il fatto che non sia stato invitato Zelensky (e lo ha confermato ieri anche Trump) è già un’immagine eloquente. E non è un caso che i leader europei stiano facendo pressione sul capo della Casa Bianca per coinvolgere Kyiv e non abbassare la guardia rispetto alle pretese di Putin. Anche se Trump ieri è stato chiaro nel dire che “il prossimo incontro sarà fra Zelensky e Putin, o Zelensky, Putin e me”. E che sentirà il presidente ucraino e i leader europei solo dopo l’incontro con il capo del Cremlino.
Le richieste di Putin
Ma al summit in Alaska, Trump dovrà fare i conti con un leader russo decisamente poco incline al compromesso. Come ha spiegato il Financial Times, Putin partecipare a questo vertice voluto da The Donald soprattutto per mantenere in vita il canale di dialogo con Trump e per evitare che uno sgarbo diplomatico potesse concretizzare la minaccia di nuove sanzioni e misure punitive sulla Federazione Russa. Ma di fatto, lo “zar” non ha intenzione di abbandonare le sue posizioni. E questo incontro avrà il duplice scopo di uscire dall’isolamento diplomatico e ribadire le sue condizioni per la pace. Mosca vuole la demilitarizzazione dell’Ucraina, la rinuncia formale alla Nato e il riconoscimento dello status quo territoriale (al massimo con il riconoscimento dell’annessione delle sole regioni di Donetsk, Luhansk ma con diritti di transito su Kherson e Zaporizhzhya). Qualcuno sospetta che il presidente russo e quello americano stiano di fatto disegnando una “nuova Yalta”, coinvolgendo poi anche il leader cinese Xi Jinping in una nuova divisione tripartita delle sfere di influenza.
E tra minacce di sanzioni e guerre commerciale, il clima sarebbe di fatto quello di una nuova “guerra fredda” commerciale gestita da Mosca, Pechino e Washington. Un timore che riguarda soprattutto l’Europa, esclusa da questo nuovo gioco e che vede il vertice in Alaska come un pericoloso campanello d’allarme. Per domani, il cancelliere tedesco Friedrich Merz vuole organizzare un incontro in videoconferenza tra i leader dell’Unione europea e spera di potere avere una telefonata con Trump per preparare il summit in Alaska e riaffermare le posizioni degli alleati. Secondo la Cnn, durante la sua visita nel Regno Unito, il vicepresidente Usa J.D. Vance ha fatto capire che Washington è attenta alle istanze del Vecchio Continente. Ma le dichiarazioni di ieri del tycoon hanno fatto capire che alla Casa Bianca interessa molto più sapere cosa pensa lo “zar” anche per riallacciare eventuali rapporti economici.
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