Trump lo statista attacca la Russia e Hamas. Ma la vera preda è l’Onu

President Donald Trump address the 80th session of the United Nations General Assembly, Tuesday, Sept. 23, 2025, at U.N. headquarters. (AP Photo/Yuki Iwamura)

Credete in me e seguitemi! È un Donald Trump visionario, alle volte ironico, quello che torna all’Assemblea generale dell’Onu, dopo essere rientrato alla Casa Bianca. Il presidente Usa porta al mondo pace e prosperità e ottimismo. «Grazie a me, gli Stati Uniti stanno vivendo una nuova età dell’oro. E voi ne beneficiate», ha detto, snocciolando le cifre di un’economia Usa in salute e l’elenco dei sette conflitti da lui risolti da gennaio a oggi. Cambogia-Thailandia, Kosovo, Ruanda, Pakistan-India, Israele-Iran, Armenia-Azerbaijan, Egitto-Etiopia. «Dov’era l’Onu, con le sue lettere e parole inconsistenti, mentre io intervenivo con le mie azioni concrete?».

Una ricompensa per Hamas

È beffardo Trump. Quasi minaccioso. Sia con il gobbo che, a inizio discorso, si perde il testo, sia con chi ha ancora i conti aperti con lui. Iran, Hamas e Russia. A ciascuno dispensa uno specifico avviso. Teheran non potrà mai avere un arsenale nucleare. La soluzione dei due Stati è una ricompensa per Hamas. «Che deve sbrigarsi a rilasciare gli ostaggi», dice. Applauso a scena aperta. Infine, il siluro all’amico di un tempo: «Contro la Russia ho pronte sanzioni severissime, ma il mondo deve fare lo stesso». Perché è impensabile che India, Cina, ma soprattutto l’Europa pretenda di sconfiggere Putin quando, allo stesso tempo, gli finanzia la guerra comprandogli gas.

La pallottola d’argento

Poi, come in un crescendo, si butta sulla vera preda. Perché Trump, quando parla deve avere sempre un avversario preciso da attaccare. È rimasto agli atti, quel “Rocket man”, con cui apostrofò il leader nordcoreano, Kim Jong-un, ad Assemblea aperta. Questa volta, la pallottola d’argento la spara contro le Nazioni Unite. Bersaglio previsto dato che è da quella giornata storica del 20 gennaio che la Casa Bianca mina le fondamenta del Palazzo di vetro. Colpevole, a suo giudizio, di considerare gli Stati Uniti una specie di bancomat con prelievo illimitato, senza però garantire nulla in cambio.

Allo spreco di soldi, Trump aggiunge la responsabilità delle due catastrofi in cui versa l’umanità oggi. «L’immigrazione vi sta distruggendo». E guarda dritto agli scranni di Messico, El Salvador ed Europa. I rispettivi governi, von der Leyen inclusa, non muovono un muscolo. «La truffa climatica ha quasi portato la Germania alla bancarotta». Quindi inutile insistere con l’accordi di Parigi, le rinnovabili e tutte le politiche green nate proprio per volontà delle Nazioni Unite.

La festa guastata

Sì, Donald Trump è andato a guastare la festa dell’Onu proprio a casa sua. Portando le sue soluzioni per un mondo migliore: «Frontiere sicure, dazi, solide tradizioni. Questa è la strada per il progresso dell’umanità». Ma anche libertà di espressione: «Il cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo oggi», rimarca, tornando implicitamente all’omicidio di Charlie Kirk. E, come un predicatore, the Donald invoca la benedizione di Dio e si gode gli applausi.

Di fronte a tutto questo, appare più importante quanto è stato detto prima del suo intervento. Non le reazioni. Il Segretario generale Onu, Antonio Gutierres, che lo ha anticipato di appena un’ora nel prendere la parola. Ha sottolineato l’utilità delle Nazioni Unite. L’importanza della sua sede nel gestire, in maniera multilaterale, le crisi che affliggono il mondo. Dall’emergenza climatica al Darfur, passando ovviamente per Gaza. «Nulla giustifica quanto sta succedendo», ha detto, per poi insistere sulla soluzione dei due Stati. Strada a senso unico per la pace. Un ammonimento, quello di Gutierres, come a dire: «Caro Donald, noi siamo qui. Puoi dire quello che vuoi. Puoi toglierci i soldi. Ma sei tu contro il resto del mondo».

Pace e diritti umani

Parole non concilianti, ovvio, che si accompagnano a quanto scriveva ieri il New York Times. Il disimpegno degli Usa – in assenza di un’alternativa, a immagine e somiglianza degli stessi Usa – creerà un vuoto di potere globale di cui approfitteranno i cattivi della terra. La Cina non aspetta altro che mettere il proprio cappello e magari anche i soldi su quei dossier di cui gli Stati Uniti non vogliono più occuparsi. Se così andasse, è evidente che lo farebbe a modo suo. Quindi senza la minima attenzione per i diritti umani e la pace. Bensì accentuando quella situazione di conflitto permanente già in essere e di cui anche Maga pagherebbe le spese. È un tema che l’impero benevolo deve mettere in conto.