Trump non vuole fermarsi: il piano per un bilaterale con Putin. Zelensky negli USA per i Tomahawk

Donald Trump non vuole fermarsi, almeno per il momento. L’accordo su Gaza, con tutta la fragilità che lo caratterizza, è stato un suo primo successo diplomatico in un mandato in cui si era presentato dicendo che avrebbe fermato le due più importanti guerre in corso: quella in Medio Oriente e quella in Ucraina. E ora, in attesa di capire se e quanto reggerà la tregua tra Hamas e Israele, il presidente degli Stati Uniti sta provando a rimettere al centro del suo operato la guerra tra Kyiv e Mosca. Un progetto di pace che lo stesso tycoon ha definito molto più complicato di quanto avesse previsto prima di entrare alla Casa Bianca. Ma su cui Trump sta provando di nuovo a investire tutta la sua macchina diplomatica, a partire dal rapporto personale con il presidente russo Vladimir Putin.

Dopo la telefonata di giovedì tra i due leader, l’impressione è che il prossimo vertice di Budapest possa essere un passaggio più importante di quello in Alaska. Ad Anchorage, l’incontro era servito soprattutto a “rompere il ghiaccio”. Ora, però, nella Capitale ungherese, alla corte di quel Viktor Orbán che piace sia al Cremlino che alla Casa Bianca, qualcosa potrebbe davvero cambiare. Ci spera anche Zelensky, che con Trump ha avuto un rapporto inizialmente molto complicato. Il loro primo faccia a faccia nello Studio Ovale fu un disastro diplomatico, un vero e proprio agguato a favore di telecamere che spaventò non solo l’Ucraina ma anche i partner europei. Le cose però sono cambiate nel corso dei mesi. Tra i suggerimenti di una parte dell’establishment Usa, il pressing Nato e dell’Unione europea, un certo peso della First Lady Melania e la frustrazione dello stesso tycoon per la mancanza di aperture da parte di Putin, Trump è sembrato aumentare la sua disponibilità verso Zelensky. E il vertice di ieri a Washington prima dell’incontro di Budapest è un segnale da non sottovalutare.

The Donald vuole risolvere la questione ucraina il prima possibile e ha capito che, per ottenere questo risultato, non può puntare solo sulla pressione nei riguardi di Zelensky, ma anche di Putin. E uno strumento per ammorbidire il leader russo, oltre che le sanzioni, potrebbero essere le forniture di armi a Kyiv. Ieri Zelensky ha incontrato il segretario del dipartimento dell’Energia Chris Wright e diverse aziende americane del settore energetico e della Difesa, tra cui Raytheon e Lockheed Martin, cioè le due imprese che producono rispettivamente i sistemi di difesa antiaerea Patriot e i missili a lungo raggio Tomahawk. In questi giorni, la questione è diventata particolarmente scottante, al punto che lo stesso zar ha messo in guardia l’omologo Usa sull’invio di questi missili. Zelensky li vuole. Trump ha fatto una prima marcia indietro dicendo che i Tomahawk servono anche agli Stati Uniti e che non possono essere lasciati sguarniti gli arsenali americani. Ma l’impressione è che il tycoon stia cercando di bilanciare le varie esigenze per poi arrivare a Budapest con qualcosa di più concreto, per fare in modo di avvicinare Putin e Zelensky a quel famoso stesso tavolo che rappresenta il suo sogno più importante.

Non l’unico, perché nello stesso tempo, The Donald sta anche accelerando sul fronte mediorientale, in attesa di capire quanto possano essere concreti i 20 punti sulla Striscia. L’obiettivo dichiarato di Trump, oltre che quello della pace nella Striscia, è quello di ampliare il processo di normalizzazione tra Israele e i Paesi arabi. In sostanza, estendere gli Accordi di Abramo, che considera il suo principale successo in politica estera durante il primo mandato. Ieri il Financial Times ha rivelato la notizia che Arabia Saudita e Stati Uniti sarebbero in procinto di siglare un patto simile a quello tra Usa e Qatar, cioè di garanzie di difesa da parte di Washington in caso di attacco. E l’obiettivo della Casa Bianca è quello di coinvolgere Riad negli Accordi di Abramo. “Spero che l’Arabia Saudita entri, e spero che anche altri lo facciano. Credo che quando l’Arabia Saudita entra, lo faranno tutti”, ha affermato Trump a Fox Business Network. E l’impressione è che il tycoon voglia incassare il prima possibile una vittoria anche su questo fronte.