Trump, settimana decisiva. Incontro in campo neutro con Xi, non solo terre rare e tech: c’è da risolvere il problema del fentanyl

Rachel Cooper, 70, who says she was introduced to fentanyl by her kids, walks back to her tent with Lummi Nation crisis outreach supervisor Evelyn Jefferson, at left, at a longstanding homeless encampment near Walmart, Thursday, Feb. 8, 2024, in Bellingham, Wash. The Lummi Nation declared a state of emergency due to the fentanyl crisis in 2023. Washington State tribal leaders are urging state lawmakers to pass a bill that would send at least $7.75 million in funding to tribal nations to help them stem a dramatic rise in opioid overdose deaths. (AP Photo/Lindsey Wasson)

È una settimana decisiva per Donald Trump e per l’intero commercio mondiale. Il giorno dopo l’accordo tra Stati Uniti e Unione Europea sui dazi, infatti, ieri a Stoccolma si è tenuto uno dei vertici più attesi, quello tra i delegati di Pechino e di Washington. Un incontro “in campo neutro” che per la Cina è servito soprattutto a sondare il terreno con l’amministrazione Trump in quella che, attualmente, viene considerata una sorta di tregua commerciale.

Il terzo ciclo di colloqui, con le due delegazioni guidate dal segretario al Tesoro Scott Bessent per gli Usa e dal vice primo ministro He Lifeng per la Repubblica popolare, serve quindi a comprendere quale sia il prossimo futuro di un rapporto difficile. Un rapporto complicato soprattutto dal ritorno alla Casa Bianca del ciclone Trump, che si è abbattuto sull’interscambio tra le due potenze prima con l’aumento repentino dei dazi, poi con una evidente marcia indietro che ha tranquillizzato il mercato ma obbligato tutti a capirne i limiti, temporali e sostanziali. Prima dell’incontro in Svezia, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, è stato chiaro. L’obiettivo del governo di Xi Jinping è quello di “ridurre i malintesi, rafforzare la cooperazione e promuovere uno sviluppo stabile, sano e sostenibile delle relazioni sino-americane”.

Il desiderio di trovare un accordo

Tuttavia, vista la difficoltà nel gestire e prevenire le mosse di The Donald, in questa fase il Dragone appare più intenzionato a prolungare la tregua di 90 giorni decisa a maggio (per ora, la Cina ha dazi al 30% sull’export in Usa contro il 10% messo da Pechino ai beni americani) e confidare che anche questi colloqui siano svolti “in un clima sereno”. E in questo desiderio di trovare un accordo sembra muoversi anche il presidente degli Stati Uniti, che, proprio mentre iniziava il vertice di Stoccolma, si è augurato pubblicamente l’apertura della Cina rispetto alle aziende americane. “La Cina è una forza della natura”, ha dichiarato Trump durante l’incontro con il primo ministro britannico Keir Starmer in Scozia. “Vedremo cosa succederà” ha proseguito The Donald. E questo messaggio, rispetto alle ormai tradizionali frasi a effetto del capo della Casa Bianca, sembra indicare che anche da parte di Washington vi sia la volontà di un approccio più diplomatico. Del resto, secondo il Financial Times, lo stesso Trump avrebbe fatto capire al proprio Dipartimento del Commercio di evitare provvedimenti ancora più duri nei riguardi dell’economia cinese, proprio per evitare il naufragio dei colloqui a Stoccolma.

L’incontro con Xi entro il 2025

Sul tavolo, rimane inoltre la volontà del tycoon di incontrare faccia a faccia Xi entro la fine del 2025. Una possibilità che è stata anche paventata dal Cremlino per un eventuale summit tra The Donald e il presidente russo Vladimir Putin, qualora il capo della Casa Bianca fosse invitato in Cina per l’80esimo anniversario della vittoria di Pechino nella Seconda guerra mondiale. “Non sono in corso preparativi sostanziali per questo incontro, perché non ci sono contatti concordati”, ha affermato Dimitry Peskov, portavoce del Cremlino, ma “se dovesse accadere che il presidente degli Stati Uniti decidesse di visitare la Cina nelle stesse date, allora, ovviamente, un tale incontro non può essere teoricamente escluso se i capi di Stato si trovano nella stessa città”. Non è da escludere, del resto, che la tregua nella guerra commerciale tra i due Paesi possa essere prorogata proprio nell’eventualità che alla sua scadenza ci sia l’incontro tra i il capo del Partito comunista cinese e il leader repubblicano.

Il Fentanyl

Ma Trump e Xi sanno che sul tavolo non ci sono “solo” le questioni commerciali. Oltre ai rapporti di forza geopolitici e l’asse con la Russia, che per Trump è un problema strategico oltre che commerciale, per Washington c’è anche da risolvere il problema del fentanyl, l’oppioide che in America è ormai nota come la “droga degli zombie”. All’inizio del mandato, Trump ha subito deciso di imporre un ulteriore dazio del 20% all’import cinese, proprio per far capire a Pechino la necessità di un ulteriore giro di vite riguardo quello che ormai è una piaga per tutti gli Stati Uniti. La Repubblica popolare vorrebbe una riduzione di queste misure. Tuttavia, la partita appare difficile perché il tycoon ha sempre manifestato una certa ritrosia nell’accettare accordi o compromessi senza prima vedere un segnale di impegno dall’altra parte. E sul tavolo, resta poi il nodo delle terre rare e della tecnologia. Settori che avevano visto la rimozione di alcune restrizioni da parte di entrambi gli Stati, ma che continuano a rappresentare due pilastri nei rapporti bilaterali e nella competizione globale.