Tra le principali promesse fatte da Donald Trump nel corso della campagna elettorale spiccava la forte volontà di rilanciare il settore manifatturiero e quello agricolo. Per quest’ultimo, però, la situazione sembra addirittura peggiorata. Nel corso del periodo tra Aprile 2024 e Marzo 2025, infatti, sono state presentate 259 istanze di fallimento delle fattorie. Per un Paese grande come gli Stati Uniti, potrebbe sembrare una cifra relativamente scarsa. Ma se si valuta il dato di 45 istanze di fallimento del primo trimestre 2024 e lo si confronta con il valore di 88 per il primo trimestre 2025, già ci si rende conto della crescita rilevante del fenomeno.
In mezzo alle cause citate da uno studio dell’Università dell’Arkansas, si trovano in primis i dazi, che generano incertezza e riducono la domanda dei prodotti americani da parte di partner commerciali come il Canada, dove alcuni commercianti hanno iniziato un boicottaggio delle merci americane. Questo genera una riduzione della domanda dei prodotti agricoli portando ad un calo dei prezzi di vendita che, combinato con l’ancora alto prezzo dell’energia, può spiegare parte delle difficoltà degli agricoltori statunitensi. Bisogna pensare anche che la Big, Beautiful Bill, approvata di recente, ha apportato dei tagli per circa 300 miliardi di dollari ai cosiddetti SNAP benefits. Gli SNAP (acronimo di Supplemental Nutrition Assistance Program), che sostengono l’acquisto di cibo per quasi 40 milioni di americani, possono essere utilizzati nei mercati degli agricoltori, che subiranno anche questa perdita. Anche i programmi di espulsione forzata dei migranti dal Paese stanno danneggiando il settore primario, che, come da noi, si basa sempre di più sul lavoro dei migranti. Per il Presidente la questione presenta dei rilevanti problemi di natura politica. Il tema dell’immigrazione, infatti, è uno dei pochi argomenti su cui l’amministrazione gode di un discreto livello di approvazione, nonostante i valori siano in calo rispetto all’inizio del secondo mandato.
La politica di duro contrasto all’immigrazione clandestina e all’espulsione degli irregolari già presenti nel Paese è popolare tra la base di molti esponenti repubblicani, che non hanno intenzione di concedere al presidente troppe eccezioni per il lavoro nell’agricoltura, nel timore che possa portare altri settori a richiedere eccezioni. Gli agricoltori temono che una stretta sull’immigrazione possa peggiorare le loro già precarie condizioni, combinando alla già citata riduzione dei prezzi di vendita l’aumento del costo del lavoro dovuto alla mancanza di manodopera straniera. I dati sull’agricoltura indicano un trend preoccupante per una categoria che è stata sempre alla base della struttura sociale americana, e che sicuramente rappresentano l’ossatura di intere comunità rurali che spesso, senza queste imprese, rischiano di scivolare in uno stato di profonda depressione economica e sociale, distruggendo le vite di tanti forgotten che Trump aveva promesso di tutelare.
Il Presidente avrà bisogno di valutare con attenzione la questione. Uno sbilanciamento eccessivo verso gli agricoltori o i cosiddetti immigration hawks (ovvero i politici che spingono per una politica di duro contrasto all’immigrazione) rischia di creare tensioni politiche non irrilevanti per il Presidente, che dovrà sforzarsi per trovare un compromesso. Un accordo per imporre all’amministrazione di delineare una visione del Paese che, ad oggi, ancora non sembra esserci.
