Uccide entrambi i genitori per soldi, voleva acquistare una casa e l’auto: “Non mi piaceva lavorare”

Il reo confesso Diego Gugole (Foto Instagram)

Ha sparato sei colpi di pistola: due contro il padre, mentre era seduto in cucina. Altri quattro contro la madre, che era appena rientrata in casa. Diego Gugole, 25 anni, aveva pianificato la mattanza da un mese: voleva tutti i loro risparmi, circa 800mila euro. Gli servivano per un progetto preciso: acquistare un immobile e un’auto, ma senza la necessità di andare a lavorare.

Dopo il tentativo (fallito) di mascherare il duplice delitto e di sbarazzarsi dei cadaveri, si è però costituito, confessando quanto aveva fatto. È accaduto a Chiampo, comune in provincia di Vicenza, martedì 15 marzo: quasi 31 anni dopo il caso Pietro Maso, che sconvolse l’Italia.

Le fasi del delitto

Il padre Sergio, 62 anni, in pensione dopo una vita trascorsa nella sua conceria, e la madre Lorena Zanin, 59 anni, casalinga, sono stati freddati con una calibro 9 che, come ha poi raccontato i carabinieri l’omicida, aveva acquistato da un cittadino straniero a Cologna Veneta- vicina località in provincia di Verona- per 3.800 euro. Stando alle ricostruzioni degli investigatori, tutto sarebbe accaduto intorno alle 10:30 nell’abitazione di via Villaggio Marmi, dove la famiglia risiedeva. Diego Gugole avrebbe prima ucciso con due colpi di pistola alla testa il padre, mentre era seduto a tavola. Poi avrebbe atteso che la madre rientrasse da una visita ai genitori, alle 13.20 circa, per spararle a bruciapelo. Tra i due delitti, il venticinquenne avrebbe anche eseguito un bonifico di 16 mila euro dal conto corrente del padre a quello personale. 

Dopo aver ammazzato la donna, si sarebbe quindi cambiato per portare altro denaro- dopo una prima somma consegnata una settimana prima- all’impresa edile della vicina Arzignano, come anticipo per la casa che aveva scelto per andare a vivere da solo. Sempre ad Arzignano avrebbe anche acquistato alcuni sacchi di tela, vernice e pennelli con l’obiettivo, ha raccontato il giovane al pm, di nascondere i cadaveri dei genitori al piano terra del loro palazzo, ormai vuoto dopo la morte dei nonni paterni.

Dopo aver ricevuto la telefonata di un’amica della madre alle 20:45, che avrebbe dovuto incontrare i genitori e non riusciva a contattarli, forse si è reso conto che il suo piano non fosse poi così infallibile: “Sono partiti per un viaggio” aveva risposto. Ma prima di andare dalle forze dell’ordine a confessare, Diego Gugole ha raccontato di aver trascorso del tempo in un bar: “Ho ordinato una Coca Cola- ha detto.C’era la televisione, davano la partita e sono rimasto per un po’ lì, a guardare la Champions”.

La confessione

Al magistrato il 25enne ha raccontato che “ultimamente non mi piaceva lavorare” e che “spesso raccontavo bugie ai miei genitori”. Aveva lavorato in alcune concerie della valle del Chiampo, ma era disoccupato da circa un anno. E, su insistenza dei genitori, aveva “intrapreso dei colloqui trattamentali con una specialista psicologa”. Diego avrebbe negato che ci fossero dei litigi in famiglia, scrive il Corriere: ma in paese circolano voci che le richieste di soldi fossero sempre più insistenti.

Al termine della confessione, i carabinieri si sono recati presso l’abitazione di Chiampo, dove sono stati ritrovati i due corpi senza vita e l’arma usata per il delitto. All’interno dell’auto del ragazzo invece, hanno recuperato il materiale per nascondere i cadaveri e ripulire la scena del delitto: i sacchi di tela e il resto del materiale acquistato nel pomeriggio. 

I punti da chiarire

Il 25enne si trova ora in carcere con l’accusa di omicidio pluriaggravato premeditato. Si terrà domani mattina l’interrogatorio di convalida.

Intanto la procura di Vicenza ha disposto l’autopsia sui corpi dei genitori, che verrà eseguita nei prossimi giorni. Sotto sequestro, oltre alla casa di Chiampo, anche l’appartamento sfitto dei nonni paterni dove il ragazzo voleva nascondere i due cadaveri. Gli inquirenti stanno inoltre cercando di capire come il 25enne si sia procurato l’arma del delitto. La versione fornita nel corso dell’interrogatorio di martedì notte, ossia che la pistola sia stata acquistata da un cittadino straniero, non convincerebbe gli investigatori.