Ucciso da una freccia, Javier stava festeggiando la nascita del figlio con gli amici: “Ho perso la testa per le loro urla”

Non era una rissa, quegli schiamazzi provenienti da vico Archivolto de Franchi, nel quartiere della Maddalena a Genova, erano dovuti a qualche bicchiere di troppo e all’euforia dei festeggiamenti per esser diventato papà il giorno prima. È morto così Javier Miranda Romero, il 41enne che nella notte tra martedì e mercoledì è stato colpito e ucciso in un vicolo di Genova da una freccia scagliata dalla finestra della sua abitazione da Evaristo Scalco, centrandolo al ventre.

Il 63enne esperto artigiano e con la passione per gli archi, i carabinieri ne hanno trovati tre nella sua abitazione, assieme ad una sessantina di frecce, agli inquirenti ha provato a difendersi così: “Volevo solo dormire, ho perso la testa quando li ho visti urinare contro il muro”. “Ho detto che erano degli incivili e per risposta mi hanno lanciato contro uno o due petardi. Non ho capito cosa fossero, ma ho avuto paura. Ecco perché ho scoccato la freccia, ma non volevo uccidere”, le sue parole, col pm Arianna Ciavattini che ne ha convalidato l’arresto.

Javier Alfredo Miranda Romero, peruviano di 41 anni, di cui la metà passati a Genova, è morto festeggiando la paternità assieme ad alcuni amici: la compagna aveva partorito il figlio Gustavo Giuseppe all’ospedale Gaslini, dove era ancora ricoverata. Javier e gli amici guardano la partita di Champions League tra Napoli e Liverpool, quindi escono fuori dal bar parlando ad alta voce, qualcuno di loro avrebbe anche dato dei colpi ad una saracinesca scatenando la rabbia di Scalco, che da tempo assieme agli altri residenti della zona deve fare i conti con i continui schiamazzi notturni nelle viuzze del centro storico del capoluogo ligure.

Ma per Jole Lorenzo, padrino della figlia nata nel primo matrimonio del 41enne morto colpito dalla freccia, le responsabilità della morte di Javier sono tutte del 63enne, che come riporta il Secolo XIX aveva ottenuto un ingaggio per alcuni lavori da svolgere sul “Kirribilli”, lo yacht di Renzo Piano in rimessaggio a Genova.

La verità è che quell’uomo teneva la musica alta e aveva bevuto troppo. Non è vero che Javier gli ha tirato un petardo in casa, è stato lui che ha cominciato ad alzare la voce e a minacciarli, anche se stavano solo parlando. Poi dopo che l’ha colpito ha provato a toglierli la freccia dal petto per cancellare le prove, ma gli ha fatto ancora più male”, il racconto a Repubblica di Jole Lorenzo.

Per capire con esattezza cosa sia successo nella notte tra 1 e 2 novembre il pm Arianna Ciavattini sentirà altri testimoni, come il giovane vicino di casa di Scalco, Mattia Boselli. A Repubblica racconta di aver visto il 41enne peruviano “davanti al cancello, che provava a tirarsi via la freccia dal corpo. È stata una scena terribile, era da almeno mezz’ ora che dalla via arrivavano urla e rumori”.

Quanto all’omicidio, Boselli spiega di aver sentito Evaristo Scalcoche litigava dalla finestra con della gente in strada, grida, insulti. Poi all’improvviso le urla sono diventate di disperazione. Allora mi sono affacciato. C’era il ferito che cercava di togliersi dalla pancia la freccia e attorno i suoi amici. Abbiamo chiamato il 112 ma ci sono voluti almeno venti minuti perché arrivassero i soccorsi. È sceso in strada anche Evaristo per aiutare ma lo hanno aggredito e siamo intervenuti con degli altri per portarlo via. Poi sono arrivati a casa i carabinieri che lo hanno arrestato. Lui era calmo. Non è una persona violenta, è gentile, dà una mano a tutti. Certo ha questa mania per archi e frecce, tutti qui lo sanno. Chissà cosa gli è scattato”.