Undici morti, tra cui un bambino di sei anni, e oltre 140 di feriti. È questo il drammatico bilancio dell’ultimo attacco russo che ha sconvolto Kyiv e che si è abbattuto anche contro le regioni di Dnipropetrovsk, Poltava, Sumy, Mykolaiv. Un attacco pesante, come sempre negli ultimi mesi, in cui la Russia ha utilizzato 300 droni e otto missili. E in questo raid (seguito da un altro a Kramatorsk che ha mietuto una vittima) è apparso da subito chiaro che l’obiettivo fosse proprio la capitale ucraina, dove a essere centrato è stato direttamente un quartiere residenziale.

Le parole di Zelensky

“Oggi, il mondo ha assistito ancora una volta alla risposta della Russia al nostro desiderio di pace, condiviso con America ed Europa”, ha scritto il presidente Volodymyr Zelensky. “Ecco perché la pace senza la forza è impossibile” ha proseguito il leader ucraino, “ma costringere Mosca a fare la pace, costringerla a sedersi a un vero tavolo negoziale: tutti gli strumenti necessari sono nelle mani dei nostri partner. Contiamo su tutto ciò che America ed Europa stanno dicendo affinché questo obiettivo venga raggiunto”. Quello di Zelensky è un nuovo grido di dolore, ma anche di preoccupazione. Perché in una fase in cui i negoziati tra Kyiv e Mosca mediati da Washington appaiono in stallo, dal Cremlino, Vladimir Putin non pensa affatto a fermarsi. Il presidente russo sa di potere forzare la mano. È consapevole che sul campo di battaglia le forze ucraine sono a rischio, specialmente nel fronte del Donbass, e lo fanno capire anche le controverse notizie che arrivano dalla città di Chasov Yar, fondamentale roccaforte ucraina nel Donetsk.

Secondo Mosca, la città sarebbe caduta in mano alle forze dell’Armata. L’Ucraina ha smentito. L Ma l’impressione è che la spinta di Mosca su quel settore sia sempre più elevata e costante, con le forze di Kyiv che resistono a fronte di aiuti militari che scarseggiano e di una fatica che ormai si fa sentire su tutta la linea del fronte. Come ha scritto il Wall Street Journal, Kyiv in questi mesi e soprattutto nelle ultime settimane ha accelerato nel processo di fortificazione di migliaia di chilometri di fronte. Tra trincee, fossati anticarro e fili spinati che avvolgono i campi del Paese invaso, l’obiettivo ucraino è quello di rendere sempre più difficile, se non impossibile, una nuova offensiva terrestre di Mosca. Ma Putin, al netto delle pesanti perdite subite dal suo esercito, non sembra interessato a evitare il tributo di sangue delle proprie truppe. Mentre dall’altro lato, Zelensky deve anche gestire un altro problema: quello della saturazione della sua difesa aerea.

Difesa aerea satura, il problema di gestione

La preoccupazione degli esperti è alta. Perché da quando la Federazione Russia ha aumentato sensibilmente il numero e la potenza degli attacchi aerei, la contraerea ucraina fatica a gestire le nuove ondate. Un tema fondamentale, soprattutto perché in questa fase del conflitto la difesa di Kyiv si basa principalmente sul sostegno occidentale, a partire da quello degli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump, sempre più frustrato dalla mancanza di aperture da parte di Putin, ha lanciato un chiaro ultimatum nei riguardi di Mosca. L’avvertimento di The Donald ha provocato la reazione del vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitrij Medvedev, nel mirino dello stesso tycoon. Ma per Trump, Medvedev sta entrando in un “territorio molto pericoloso”, lo ha definito anche “un fallito” e lo ha invitato a “stare attento a quello che dice”. E non è da escludere che dopo questo nuovo gelo tra Mosca e Washington, dalla Casa Bianca possano arrivare ulteriori segnali di avvertimenti nei riguardi di Putin e del suo governo.

Segnali confermati dallo stesso Trump, che ieri ha definito le economie di Russia e India (alleata Usa ma anche partner fondamentale di Mosca) come “economie morte”. Ed è proprio in questo che spera Zelensky, che ieri, in Finlandia, in occasione dei 50 anni degli Accordi di Helsinki, ha chiesto ancora una volta un passo in avanti nei confronti del Cremlino. “Credo che la Russia possa essere spinta a fermare questa guerra. L’ha iniziata e può essere costretta a porvi fine, ma se il mondo non si propone di cambiare il regime in Russia, ciò significa che anche dopo la fine della guerra, Mosca continuerà a cercare di destabilizzare i paesi vicini”, ha dichiarato Zelensky. E il presidente ucraino, per blindare ancora di più l’asse con Washington e l’Unione europea, ieri ha anche firmato una nuova legge anticorruzione. Per garantire l’indipendenza delle agenzie statali dopo che l’altra legge aveva provocato l’ira della piazza e i timori di Bruxelles e degli apparati Usa.