Scriveva Moro in tempi non sospetti che “l’Università minaccia di degradarsi al rango di macchina che, una volta pagata la moneta delle tasse e girata la manovella dell’esame, offre il diploma bello e pronto per l’uso”. Oggi, ancor di più, la scuola e l’università fanno fatica a rendere ragione del valore e della responsabilità sociale dello studio, a trasmettere la consapevolezza che quello che impariamo non è solamente per noi, ma per la crescita del bene comune.
L’assenza di questo orizzonte ampio e aperto di prospettiva rende ad un giovane sempre più difficile capire la propria laica vocazione, il modo giusto e bello con cui coltivare i propri talenti e mettersi al servizio degli altri con competenza e dignità professionale.
Ecco che il tema dell’orientamento diventa urgente e centrale. La riforma dell’orientamento scolastico promossa dal ministro Valditara ha il merito di porre l’accento su questo tema con l’introduzione di 30 ore annuali dedicate all’orientamento e della figura di un docente tutor.
Ma di quale orientamento hanno bisogno oggi gli studenti? Sicuramente di un orientamento che non sia solamente informativo, ma anche e soprattutto formativo, che offra cioè non solo informazioni ma gli strumenti di discernimento utili ad una scelta matura. Ma soprattutto di un orientamento che sia occasione per gli studenti di uscire dalle mura scolastiche e affacciarsi sul mondo della professione, dello studio accademico, della sfera pubblica. Un buon orientamento oggi deve aprire gli orizzonti, mettere a confronto con la realtà sociale, introdurre alla responsabilità della professione, qualunque essa sia.
Per far questo è necessario che al tema dell’orientamento partecipino con un progetto comune il mondo della scuola, dell’università, delle parti sociali e delle associazioni che ancora oggi sono luoghi in cui educare ad un’idea di etica pubblica e civile, delle imprese e del mondo del lavoro per formare alla professionalità.
Accanto a tutto questo è necessario che oggi l’orientamento non si limiti al momento dell’indagine e della scelta, ma si occupi della preparazione ai percorsi di studio futuri. La scelta di voler diventare medico, professore, avvocato non può esaurirsi in un atto velleitario, ma implica l’inizio di un percorso di studio, di approfondimento, di preparazione che l’istituzione scolastica ha il compito di accompagnare. Se vogliamo veramente che ogni strada professionale sia aperta e accessibile a tutti non possiamo non interrogarci, ad esempio, sui percorsi a pagamento per superare i test di accesso che creano disparità profonde fin dalla linea di partenza.
L’orientamento è un’occasione per rendere oggi lo studio veramente strumento di riscatto, di investimento sulla vita, strada di giustizia e anticamera della democrazia per la nostra società. Un’occasione da non sprecare.
