Certo, parlare di bilanci in questa fase è prematuro. La campagna di vaccinazione contro il Covid è appena partita e, prima di qualche mese, sarà impossibile giudicare l’esito dell’impegno contro il virus che ha messo in ginocchio il mondo intero. Dai primi dati sulle dosi consegnate e somministrate nelle varie regioni e nelle due province autonome del nostro Paese, però, è possibile trarre qualche indicazione significativa.
Alle 18.39 di ieri, dati del Governo nazionale alla mano, la Campania occupava soltanto il settimo posto nella graduatoria stilata in base al rapporto tra le dosi di vaccino ricevute e quelle effettivamente somministrate: un 9,2% ben lontano dal 16,3 fatto segnare dal Friuli-Venezia Giulia e dal 16,2 raggiunto dalla Provincia autonoma di Bolzano. Davanti alla nostra regione figuravano Lazio (15,7%), Umbria (13,6), Piemonte (12,4) e Veneto (11). Insomma, le iniziali performance della Campania sono ben lontane dalle «straordinarie prove di efficienza» e dai «miracoli» che il governatore Vincenzo De Luca ritiene di aver realizzato nella prima e nella seconda fase della pandemia e che punta a ripetere durante la campagna vaccinale. In questo senso pesano la mancanza di personale chiamato a somministrare il vaccino, l’impreparazione dei sanitari in servizio, il non perfetto funzionamento della catena del freddo indispensabile per la conservazione delle fiale. Tutto ciò vuol dire che la Campania difficilmente riuscirà a somministrare più di 3mila e 500 dosi di vaccino al giorno e che, se anche riuscisse a inocularne quotidianamente 5mila, per esaurire la prima tranche impiegherebbe 27 giorni. E tempi tanto “comodi” non sono ammissibili in un contesto in cui chi prima si vaccina, prima si mette alle spalle la crisi sanitaria ed economica.
Sono almeno tre le conclusioni che se ne possono trarre. La prima: la polemica imbastita da De Luca sulla modesta quantità di vaccini riservata alla Campania si è rivelata inutile perché la Regione, almeno in questa primissima fase, non si è dimostrata in grado di gestirne un quantitativo più consistente. È lo stesso scenario che si è presentato in altre occasioni, quando la Campania ha reclamato fondi che è successivamente riuscita a spendere solo in minima parte. In secondo luogo, posto che la responsabilità di eventuali ritardi e inefficienze nella campagna di vaccinazione sono pur sempre da condividere con il Governo nazionale e con il commissario straordinario Domenico Arcuri, è evidente che la Campania si sia lasciata assorbire dalle polemiche quando avrebbe dovuto oliare gli ingranaggi della macchina di distribuzione e somministrazione dei vaccini nei 27 hub individuati sul territorio regionale. Non vanno dimenticate, infine, le parole pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso del tradizionale discorso di fine anno: «Mi vaccinerò appena possibile, dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza». Evidente il riferimento a De Luca che ha scelto di sottoporsi a terapia immunizzante prima di tanti medici e infermieri quotidianamente esposti al contagio da Covid. Per il governatore, dunque, suonano tre campanelli d’allarme: serve una risposta rapida e concreta per evitare che la tanto attesa sconfitta del Covid si allontani.
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