Risale allo scorso gennaio 2023 la morte di Valeria Fioravanti, di soli 27 anni, a Roma. La causa del decesso della giovane è da ricercarsi nella meningite, ma – come emerge da una recente perizia, realizzata nel contesto delle indagini – a Valeria vennero diagnosticati “solo” mal di testa e mal di schiena. E le venne prescritto del Toradol, che calmò i dolori lancinanti9.
Purtroppo, mentre l’antidolorifico placava i dolori, Valeria moriva lentamente, uccisa dalla meniningite, che procedeva nel suo corpo debilitato. Questo è emerso dalla perizia che, oggi, punta il dito nei riguardi del personale dei due nosocomi romani. Valeria, infatti, venne ricoverata in ben due ospedali romani. Il primo ricovero è arrivato al policlinico Casilino. Il secondo ricovero, a sette giorni di distanza, al San Giovanni Addolorata: nek primo caso, la diagnosi fu di mal di testa, nel secondo le venne diagnosticata una una lombo sciatalgia.
Ma, a distanza di mesi, la perizia chiesta dalla pubblica ministera Eleonora Fini chiarisce che si trattò di due fatali errori: la malattia non venne riconosciuta. Inoltre, non vennero eseguiti gli esami diagnostici necessari. Ecco perché, ora ben tre sanitari rischiano un processo con l’accusa di omicidio colposo. A loro carico, la superficialità nell’occuparsi della paziente che, accompagnata dai familiari, si rivolse a quattro ospedali.
La storia di Valeria, come raccontano oggi i dorsi romani del Corsera e de la Repubblica, inizia a Natale. Era il 25 dicembre quando si rivolse al policlinico Campus Biomedico: ha un foruncolo infiammato, forse per un pelo incarnito, sotto l’ascella destra. Pochi giorni dopo, Valeria accusa altri malori. All’ospedale del Casilino, le viene diagnosticata una cefalea e viene dimessa. Ecco perché le viene prescritto il Toradol: pare che Valeria avesse fatto un brusco movimento nel lavarsi i capelli.
Il 30 dicembre torna Valeria torna al policlinico: le sue condizioni sono peggiorate. Infine, il 4 gennaio Valeria Fioravanti decide di andare in un altro pronto soccorso: si rivolge all’ospedale San Giovanni Addolorata. Valeria spiega di soffrire di dolori in tutto il corpo, in particolare all’altezza della nuca. Ancora una volta, le viene diagnosticata una lombo sciatalgia. Un errore fatale. Due giorni dopo, Valeria è orma in condizioni critiche quando arriva al San Giovanni. Finalmente, una tac cerebrale conferma che si tratta di meningite e la ragazza viene ricoverata allo Spallanzani in terapia intensiva. Sarà operata lì il 7 gennaio: ma è troppo tardi, Valeria muore tre giorni dopo.
E solo ora, a distanza di mesi, una perizia ha ricostruito quei giorni fatali.
