Vannacci alle prove generali di partito: “Sono un soldato, ma non lo escludo”. Polemica sul ruolo: “Dovrebbe togliersi la divisa”

Da associazione a partito il passo è breve, e quello militare fa rumore.
Ieri a Lamezia Terme potrebbe essere andato in scena un nuovo sviluppo nell’ultradestra italiana, plasmato sulla figura e sulle idee del generale Roberto Vannacci. Ad organizzare l’incontro nella sala di una gelateria, il colonnello in pensione Fabio Filomeni, amico di vecchia data, che ha annunciato la nascita di “Mondo al contrario”, movimento ispirato al libro omonimo del generale.

Filomeni, coordinatore del progetto, taglia dritto all’obiettivo (ma nasconde la parola partito): “Sarà quello di creare un centro di pensiero e aggregazione per coloro che credono nella libertà di espressione, un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione italiana”. Vannacci non presenzia, ma l’autore del discusso libro che ha preso di mira le ‘afflizioni della società’, a partire dai gay, migranti, radical chic, animalisti e ambientalisti, e che ha raggiunto il primo posto nella classifica dei testi più venduti su Amazon, interviene con un saluto telefonico. Qualche pillola della sue. Poi, a posteriori, da quanto riportato dal Corriere della Sera, si dichiara “avulso dall’evento”. “È organizzato da un’associazione culturale di persone che conosco. Ma non sono tra i promotori – precisa -. Abbiamo parlato di problemi sociali ed economici, non abbiamo fatto riferimento ad elezioni”.

Forse una mossa per tutelarsi, come le dichiarazioni “Sono un soldato e voglio continuare a farlo”, destinate prima o poi a scontrarsi con la frase “Non chiudo a nessuna alternativa di tipo politico, imprenditoriale, così come non lo farebbe nessuno”.

Le opinione xenofobe e tradizionaliste di “Mondo al contrario” si affiancano a simpatie con il putinismo e l’antiamericanismo. Poi i temi sociali. Non solo i cavalli di battaglia del suo libro, ma anche il ‘no’ all’utero in affitto, la difesa della famiglia tradizionale e l’importanza del ritorno dell’obbligatorietà della leva militare. Non mancano critiche verso la Nato: e qui entra in campo Filomeni. Uno dei suoi libri più recenti, è intitolato proprio “Morire per la Nato?”, e pone in discussione il ruolo dell’Alleanza Atlantica dopo la caduta dell’Unione Sovietica, tra critiche e aperture alla visione russa.

Tutte opinioni rafforzate dalle dichiarazioni di pochi giorni fa dello stesso Vannacci, che aveva commentato le parole del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, pronunciate durante il Meeting di Rimini: “Che esistano e debbano coesistere tutte le diversità di questo mondo è una ovvietà, che il Presidente della Repubblica ha fatto benissimo a sottolineare”, quando – in realtà – il messaggio della massima carica dello Stato era incentrato proprio sulla necessità di “espellerlo l’odio”, stabilendo le basi della convivenza e garantendo i diritti inviolabili dell’uomo. “Le istituzioni repubblicane – dichiarava – sono fondate sulla concordia sociale, sulla solidarietà, sul rispetto e sulla collaborazione”. Praticamente valori opposti a quelli del libro di Vannacci.

Proprio ieri, Matteo Renzi ricordava che “In un Paese civile i generali in attività non fanno politica e non vanno in tv a commentare le parole del presidente della Repubblica”, che la democrazia prevede un rispetto delle Istituzioni e delle funzioni, e che il diritto di scendere in campo si scontra inevitabilmente con l’indossare una divisa.

Stessa linea di Antonio Bettelli, generale di corpo d’armata della riserva, nelle sue riflessioni sul sito di settore Perseo. “Se hai un grado e sei in servizio questo produce una eco – dichiara in un’intervista a Repubblica -. Mi viene da dire che un lettore che non abbia una solida esperienza di servizio o di vita, a seguito di questa storia possa formarsi un’idea del coraggio non del tutto corretta. Nell’esercito la maggioranza è quasi per definizione silenziosa, i più preferiscono non esporsi per non turbare il dialogo. L’esercito è perlopiù composto da persone animate da un reale buonsenso, alla ricerca di valori con i quali identificarsi, legati al servizio per la comunità e al senso dello Stato, ispirati a principi democratici e non alla ricerca di visibilità e protagonismo. Il rischio è che i cittadini confondano le opinioni di un singolo con tutta l’istituzione”. Il passo più lungo della gamba.