Veneto, non c’è solo la Lega. Nicolò Rocco voce del centro riformista in Regione: Treviso studia da laboratorio politico

La Marca trevigiana conferma il suo ruolo di territorio chiave nel panorama politico veneto, una provincia che racchiude in sé tutte le contraddizioni e le potenzialità della politica regionale contemporanea. Terra d’origine sia di Luca Zaia, il governatore uscente che ha stabilito il record assoluto di preferenze nella storia delle elezioni regionali italiane con 203.054 voti personali, sia di Giovanni Manildo, il candidato del centrosinistra che ha provato a sfidare l’egemonia leghista proprio dalla provincia che lo ha visto sindaco del capoluogo tra il 2013 e il 2018, in una vittoria allora considerata storica.

Ma il dato politicamente più significativo di questa tornata elettorale riguarda l’area riformista e liberale. Nicolò Rocco, segretario provinciale di Azione e consigliere comunale a Treviso, è l’unico eletto della lista “Uniti per Manildo” in tutto il Veneto. Con 1.391 preferenze raccolte nella Marca, Rocco rappresenta oggi l’unica voce del centro riformista nel nuovo Consiglio regionale, raccogliendo simbolicamente un’eredità che affonda le radici nella tradizione politica trevigiana, storicamente più articolata di quanto il dominio leghista lascerebbe supporre. Un risultato che conferma come questo territorio sia capace di esprimere sensibilità politiche diverse, non riducibili alla sola egemonia del Carroccio.

La provincia mostra un fermento politico sostanzialmente assente altrove nel Veneto. Se la Lega si attesta oltre il 40% grazie all’effetto trainante di Zaia capolista, che nella sola Marca ha raccolto oltre 48.000 preferenze personali, stupisce la performance di Riccardo Szumski e della sua lista “Resistere Veneto”, che nel trevigiano ha raddoppiato i consensi rispetto alla media regionale, superando il 10% in diversi comuni del territorio. Un voto di protesta che intercetta malesseri diffusi e profondi, dalla crisi della sanità pubblica al disagio sociale delle aree più periferiche, e che ha portato lo stesso Szumski in Consiglio regionale con un risultato che ha sorpreso tutti gli osservatori.
Sul fronte dell’opposizione progressista, le Civiche Venete portano a Palazzo Ferro Fini Rossella Cendron, sindaca di Silea apprezzata per la gestione virtuosa del suo comune, mentre il Partito Democratico elegge Paolo Galeano. Un quadro articolato e plurale che riflette la complessità di un territorio mai completamente allineato, capace di esprimere voci diverse anche in un contesto di netto predominio del centrodestra.

L’economia trevigiana, del resto, vive di dinamiche proprie che ne fanno un caso particolare nel panorama veneto e nazionale. L’export provinciale verso gli Stati Uniti vale 1,3 miliardi annui, trainato dal Prosecco che ha conquistato i mercati mondiali, dai macchinari industriali di eccellenza e dal settore del mobile che mantiene posizioni di leadership. La Camera di Commercio spinge sull’internazionalizzazione verso mercati alternativi all’Europa, cercando sbocchi commerciali in Asia, Sudamerica e Medio Oriente per compensare la perdurante debolezza della domanda tedesca e francese. Il tessuto manifatturiero provinciale conta 466 imprese con oltre 24.000 addetti, in una fase di graduale stabilizzazione dopo due anni consecutivi di calo produttivo .

È questo il contesto economico e sociale che rende Treviso un autentico laboratorio politico: un territorio dove l’imprenditoria cerca nuove rotte commerciali mentre la politica sperimenta formule di rappresentanza. L’elezione di un riformista come Rocco, in una terra in cerca di riferimenti nel “dopo Zaia,” potrebbe rappresentare il segnale di un cambiamento più profondo, tutto da consolidare nei prossimi cinque anni di legislatura regionale.