Venti di pace, ma la sinistra e la santa protettrice della Flotilla fischiano il calcio di rigore: corteo contro Italia-Israele, “blocchiamo tutto”

Tifiamo Palestina, Protesta Pro Pal contro la partita Italia Isrraele in programma domani davanti la sede della FIGC in Via Gregorio Allegri 14, Lunedì 13 Ottobre 2025 (foto Valentina Stefanelli / LaPresse) We support Palestine, Pro Pal protest against the Italy-Israel match scheduled for tomorrow in front of the FIGC headquarters in Via Gregorio Allegri 14, Monday 13 October 2025 (photo Valentina Stefanelli / LaPresse)

Le notizie si intrecciano, come una maionese impazzita. Immagini divergenti, due mondi completamente separati, nessun contatto possibile. Da una parte Tel Aviv: la piazza che palpita per la liberazione degli ostaggi, i festeggiamenti per Donald Trump, il regista a sorpresa del cessate il fuoco. Dall’altra Udine: la realtà parallela, l’assedio in vista del match Italia-Israele, valido per le qualificazioni ai Mondiali. In pratica, un saldo di fine stagione per il composito movimento in kefiah, colto in contropiede dall’accordo di Sharm el-Sheikh. E allora “blocchiamo tutto” con le parole d’ordine di sempre: demonizzare Israele e infiammare le piazze, “vediamo l’effetto che fa”. Pace? Mica tanto, “dobbiamo restare vigili”.

I giocatori entreranno in campo alle 20:45. Il corteo inizierà a sfilare alle 17:30, in una città blindata da straordinarie misure di sicurezza, con massicci rinforzi delle forze di polizia. “Fuori tempo massimo”, commenta una di casa, la deputata udinese di Forza Italia Isabella De Monte.Nel giorno in cui in Medio Oriente si celebra una tregua e la liberazione degli ostaggi – prosegue l’azzurra – non si può trasformare una giornata di sport nel proseguimento del conflitto su altri campi”. A soffiare sul fuoco ci pensano gli esponenti regionali di Alleanza Verdi e Sinistra, il partito di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, fresco di polemica per aver condannato il Nobel alla venezuelana María Corina Machado e difeso Francesca Albanese, la santa protettrice delle Flotille. “Abbiamo raccolto 30mila firme contro il match. Saremo in piazza e chiediamo che anche la Croce Rossa di Udine prenda posizione”, tuonano da Avs.

Echi dell’estate scorsa: 44 parlamentari del Pd, coordinati da Mauro Berruto, responsabile sport dei dem, avevano invocato l’esclusione di Israele da tutte le competizioni sportive. Una provocazione che il Nazareno aveva prontamente rilanciato, giustificandola proprio con la partita in calendario per le qualificazioni. Ora, con il contesto mutato, i dem scelgono il silenzio, per evitare clamorose figuracce. Sugli spalti dello stadio oggi sono attesi il ministro per lo Sport Andrea Abodi, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani (FdI), e il presidente leghista della Regione, Massimiliano Fedriga. Assente il sindaco di centrosinistra, Alberto Felice De Toni, il primo cittadino che si è esposto per annullare l’incontro. “Parteciperò ad una veglia”, riferisce all’Ansa. Si schierano i cronisti dell’Unione stampa sportiva (USSI): seguiranno la partita con un fiocchetto nero, “per ricordare la tragedia e il lavoro dei giornalisti di penna e d’immagine, e per auspicare la fine definitiva del conflitto”.

A riportare tutti sulla terra ci prova il ct della Nazionale, Rino Gattuso: “Siamo felici per la tregua. Vedere un fiume di persone tornare a Gaza, nella loro terra, è emozionante”. Non esattamente lo stesso sentimento dei manifestanti, che sembrano essere sintonizzati su un altro canale, un “Good Bye, Lenin!” aggiornato e ribaltato, da Berlino Est al Medio Oriente. Prende posizione il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “Lo sport, come poche altre situazioni, può offrire un segno di pacificazione e di fratellanza. Facciamo che sia così”.

Si oppone la solita, la santa protettrice che pregustava un altro finale. Francesca Albanese, la controversa relatrice delle Nazioni Unite, spiega a Fanpage: “Le persone devono continuare a mobilitarsi, e capire quali sono le modalità di pressione”. Poi il grido di battaglia: “Le manifestazioni sono importanti, ma servono azioni concrete. Bloccare le armi che ancora viaggiano verso Israele dai nostri porti, in violazione della legge internazionale e della Costituzione”. E infine, la ricetta: “Serve un boicottaggio serio. È tempo di una mobilitazione strategica e mirata: pressione sulle aziende perché disinvestano, e sui governi perché taglino i rapporti con Israele”. Insomma, Sharm el-Sheikh prova la tregua. Udine, invece, fischia il rigore.