Violenza sulle donne: quella malsana percezione della pornografia dalla quale ci salverà il dialogo con noi stessi e gli altri

Le ragazze vanno spaccate e tutti la pensano così”, queste le parole di un ragazzo di sedici anni in un centro giovanile del nord Italia. L’educatore presente decide allora di promuovere un sondaggio coinvolgendo il giovane. Le ragazze vanno spaccate? Sì o no? Questa la domanda che viene posta agli adolescenti presenti quel giorno. L’esito lascia increduli: 80% sì, 20% no. Aveva ragione lui! Ma è così difficile capire che un sì non è per sempre, che un no è sempre no e che il consenso al bacio non è consenso universale. Parrebbe di sì. Una possibile lettura del fenomeno: se prima il pornografico si limitava a fotografie, ora vi sono video e chat per tutti i gusti.

Una delle categorie pornografiche maggiormente ricercate riguarda i video amatoriali, è come se ci fosse una necessità di tornare al reale rimanendo nella deresponsabilizzazione del virtuale. Questo non vuol dire che il porno sia la sola ragione scatenante il fenomeno e in quanto tale non va condannato senza un’accurata riflessione. Certamente però, la malsana percezione della pornografia incide notevolmente, soprattutto nella valutazione dei giovanissimi che si ritrovano senza nessun modello di riferimento autorevole diverso da internet.

Questa pornificazione dell’esistenza porta a due esiti: da una parte un’insicurezza che nasce dal confronto con figure idealizzate, dall’altra la ricerca del potere nei rapporti come affermazione di supremazia. Tale dinamica è profondamente fallocratica e non dobbiamo negarlo per orgoglio. Un incentivo e una sensibilizzazione alla pornografia etica potrebbe essere una soluzione. Inoltre, cercare di far fuoriuscire un serio discorso sull’erotico dalle zone d’ombra nel quale è stato per lungo tempo rinchiuso. Molto nella persona conduce all’affermazione del rapporto fra logos ed eros, il mancato riconoscimento o l’annientamento di tale binomio produce un pensiero disincarnato incapace di empatia e compassione oppure un amore malato e ossessivo. Il dialogo con sé stessi e con gli altri ci salverà.