Niente da fare per chi sperava nella spallata. Ursula von der Leyen esce ancora graziata dal voto di ieri mattina del Parlamento europeo riunito in plenaria. Respinte le mozioni di sfiducia presentate dalla Sinistra e dai Patrioti, che contestavano l’accordo sui dazi Ue-Usa, il Mercosur. Il testo presentato dalla Sinistra è stato bocciato con 383 voti, 133 quelli a favore e 78 gli astenuti. Quello proposto dai Patrioti con 378 voti, 179 i votanti a favore e 37 gli astenuti. Numeri che sembrerebbero non lasciare dubbi sulla tenuta del governo di Ursula, tanto che la presidente ha commentato a caldo che la Commissione continuerà a lavorare alle sfide dell’Europa e per ottenere risultati per tutti i cittadini del nostro continente. “Uniti per i nostri cittadini, i nostri valori e il nostro futuro”, ha dichiarato. Però uniti mica tanto.
Nonostante l’evidente e scontata soddisfazione, non è tutto oro quello che luccica. Socialisti, liberali e verdi avevano certamente dichiarato che non avrebbero sostenuto i due testi, ma anche che il loro appoggio alla Commissione non è un assegno in bianco. Tra i partiti serpeggia più di qualche mal di pancia sull’abuso della mozione di sfiducia che denota comunque una fragilità di fondo per chi dovrebbe guidare l’Europa e, soprattutto, può diventare un boomerang per il Parlamento.
La mozione respinta ieri segue l’inchiesta per un reclamo datato 2024 da parte di un giornalista di Follow The Money, che chiedeva l’accesso a uno di quei messaggi, quello in teoria più “compromettente”. La richiesta è stata ignorata per ben 15 mesi prima di essere respinta. La Commissione, prima dell’estate, ha dichiarato di non riuscire a localizzare il messaggio nonostante “ricerche esaustive”, spiegando che era stato inviato sul sistema Signal, con la funzione dei “messaggi a scomparsa” attivata. Questa funzione avrebbe cancellato in automatico gli scambi dal telefono ufficiale di von der Leyen dopo un certo lasso di tempo, rendendo di fatto impossibile conoscerne i contenuti.
A luglio i nervi erano già tesi e l’insoddisfazione era palpabile. Ora i ranghi si sono serrati perché la Ue non può permettersi una crisi istituzionale e trovarsi senza esecutivo. Ma stridono ancora di più gli entusiasmi e le esultanti parole della presidente a commento del voto in Moldavia, conclusosi nei giorni precedenti con un netto vantaggio del candidato europeista. “Hanno scelto l’Europa”, ha detto. E c’è del vero: il cuore dei moldavi, come di altre popolazioni dell’Est, batte per i valori e si emoziona ancora per ciò che il nostro continente rappresenta. Ci vedono ancora come alfieri della democrazia, e a questo modello vogliono aderire. Ma siamo sicuri che quando parlano di Europa si riferiscano esattamente a quel moloch burocratico che ha sede a Bruxelles? Peraltro, l’eventuale ingresso della Moldavia nell’Unione richiede una serie di passaggi politici non scontati e comunque non imminenti. Per cui sì, si sentiranno anche europei, ma ne passerà di acqua sotto i ponti. Sempre che un ulteriore allargamento ad Est della Ue non venga vissuto dalla Russia come l’ulteriore pretesto per minacciare e aggredire i nostri confini.
Il grande capo della Commissione è in profonda difficoltà, e mai come oggi così poco ascoltato sia fuori che dentro l’Europa. Ma non solo. Dopo l’oscura vicenda del cosiddetto caso “Pfizergate”, questo nuovo salvataggio in extremis in Parlamento sa tanto di tregua prima della battaglia finale, e le ombre non si dissipano. La controversia sul Mercosur dimostra, per chi la accusa, che la segretezza della presidente riguardo le comunicazioni sensibili non è un episodio isolato ma parte di un modello più ampio.
Il voto, guarda caso, ha ricadute politiche anche nel nostro Paese e denota per l’ennesima volta l’improbabile affidabilità del campo largo. I partiti italiani della maggioranza di Bruxelles si sono infatti divisi. M5S e Lega hanno dichiarato pubblicamente che avrebbero votato a favore della sfiducia, e così hanno fatto. Peraltro, sono proprio parte dei due gruppi che hanno presentato le mozioni. L’Ecr, di cui fa parte Fratelli d’Italia, ha lasciato libertà di voto. I popolari con Forza Italia e i socialisti con il Pd si sono dichiarati contrari alle mozioni. Questo ad oggi è il rebus della politica europea. Grandi prospettive non se ne vedono, progetti di rilancio ancora meno. Si vive alla giornata nella speranza che ancora una volta Dio ce la mandi buona, e tanti auguri a casa. Chissà cosa ne pensano i moldavi.
