Zelensky ascolta Trump e si mette in scia: “Se si vuole la pace servono le armi”

President Donald Trump meets with Ukrainian President Volodymyr Zelenskyy during the United Nations General Assembly, Tuesday, Sept. 23, 2025, in New York. (AP Photo/Evan Vucci)

Le parole di Donald Trump sono state accolte con un misto di sorpresa, gioia ma anche scetticismo. L’inversione di tendenza sull’Ucraina annunciata dagli scranni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite è qualcosa che forse nessuno si aspettava in questi termini. E la reazioni di Mosca e Kyiv sono state naturalmente opposte.

Da parte del Cremlino, è calato il gelo. Il portavoce, Dmitry Peskov, ha risposto alle parole del presidente degli Stati Uniti sulla Russia “tigre di carta” dicendo che, al contrario, la Federazione è “un orso vero”. E per provocare ancora di più il tycoon, Peskov ha anche suggerito che “le dichiarazioni del presidente Trump sono state rilasciate dopo aver parlato con Volodymyr Zelensky e, a quanto pare, le opinioni di Zelensky lo hanno influenzato”. Affermazioni che non saranno di certo piaciute al capo della Casa Bianca. Ma che hanno confermato come il canale di dialogo tra Mosca e Washington, in questo momento, appare molto raffreddato rispetto ai giorni del summit in Alaska. Trump ha più volte ammesso la sua frustrazione nei riguardi del presidente russo Vladimir Putin, e questo è avvenuto sia dopo i pesanti bombardamenti su Kyiv e l’Ucraina sia dopo lo sconfinamento dei droni in Polonia e le recenti tensioni ai confini della Nato. E il capo del Cremlino, da parte sua, ha chiarito a parole ma soprattutto con i fatti che il percorso verso la pace è del tutto estraneo alle logiche che animano la presidenza russa. Le provocazioni sono costanti anche in queste ore.

L’ultima quella che ha coinvolto una nave della Marina tedesca, sorvolata da un caccia di Mosca mentre navigava nel Mar Baltico. E sulla guerra a Kyiv, quello che più interessa Putin, il portavoce Peskov è stato altrettanto netto. “Il fatto che si cerchi in ogni modo di incoraggiare l’Ucraina a continuare a combattere, e la tesi secondo cui l’Ucraina potrebbe riconquistare qualcosa, è dal nostro punto di vista una tesi erronea” ha detto il funzionario russo, “ancora una volta, le dinamiche al fronte ne sono una prova più che eloquente”. Il gelo è evidente. Ma arrivati a questo punto, sono in molti a chiedersi quale sia davvero la strategia di Trump. L’Europa e l’Ucraina non possono che essere soddisfatti dalle affermazioni del presidente Usa. Ma allo stesso tempo, nessuno riesce ancora a decifrare con chiarezza se The Donald segua una linea (apparentemente contraddittoria) o se navighi a vista. Un timore, questo, che coinvolge sia gli analisti che le forze sul campo. E i primi a porsi queste domande sono proprio gli ucraini, che due giorni hanno ricevuto una sorta di “benedizione” alla riconquista da parte dello stesso Trump: il presidente americano più scettico rispetto al sostegno a Kyiv e alle sue possibilità di vittoria. Anche Zelensky sa che tutto ciò che arriva da Washington va preso con le dovute cautele.

Ma intanto, dopo il discorso del tycoon all’Assemblea generale, il presidente ucraino ha capito di avere una finestra di opportunità. E ieri l’ha sfruttata. Il leader del Paese invaso, parlando agli altri colleghi di tutto il mondo, ha fatto eco alle critiche di Trump all’Onu dicendo che “il diritto internazionale non funziona appieno se non hai amici potenti che sono veramente disposti a difenderlo”. “Cosa possono aspettarsi davvero il Sudan, la Somalia, la Palestina o qualsiasi altro popolo che vive in guerra dall’Onu se per anni non ha avuto altro se non solo dichiarazioni e dichiarazioni”, ha chiesto Zelensky nel suo discorso. Il presidente ucraino, come fatto dallo stesso Trump, si è rivolto poi ai partner di Mosca. “Se contribuirete alla pace o continuerete a commerciare con la Russia e ad aiutarla a finanziare questa guerra, dipende da voi” ha dichiarato il capo dello Stato. E per Zelensky è stata anche l’occasione per ribadire il suo impegno sulle garanzie di sicurezza e sulle armi di Kyiv.

“Nessuno tranne noi stessi può garantire la sicurezza. Solo alleanze forti, solo partner forti e solo le nostre armi” ha detto il presidente, il XXI secolo non è molto diverso dal passato. Se una nazione vuole la pace, deve comunque lavorare sulle armi”. Messaggi chiari, arrivati insieme alle richieste al mondo per fermare l’aggressione russa, alle dichiarazioni sui droni in grado di colpire a 3mila chilometri di distanza, ma anche alle frasi sul “collasso del diritto internazionale”, su Trump “salvato da Dio dal tentato assassinio” e il ricordo per l’omicidio di Charlie Kirk. E questo forse è il segnale più importante. Zelensky ha capito che c’è l’opportunità per avere il tycoon dalla sua parte.