“Muratov, questo è per i nostri ragazzi!”, gli hanno urlato contro e gli anno lanciato addosso della vernice rossa con acetone. I ragazzi, come si era sospettato appena la notizia ha cominciato a circolare, sono i soldati russi mandati in Ucraina per l’“operazione speciale” di “smilitarizzazione” e “denazificazione” lanciata dal presidente Vladimir Putin. Muratov è Dmitry Muratov, giornalista, direttore del giornale Novaya Gazeta, Premio Nobel per la Pace, insignito appena lo scorso autunno.
“I miei occhi bruciano terribilmente. C’è odore di petrolio in tutta la carrozza”, ha scritto Muratov sul suo canale denunciando l’aggressione che ha subito nel vagone di un treno diretto a Samara da Mosca. La partenza è stata ritardata di circa 30 minuti. Il giornalista ha postato due fotografie dell’accaduto: una che inquadrava il vagone imbrattato di vernice e un’altra con lui stesso in posa davanti allo specchio di quello che sembra il bagno del treno.
L’aggressione è sembrata da subito configurarsi come un atto di ostilità per le posizioni in dissenso di Muratov e Novaya Gazeta alla guerra e alle politiche di Putin. E infatti qualche ora dopo, nella serata italiana, l’aggressione è stata rivendicata da un gruppo che si è definito “Union Z paratroopers”, a sostegno della guerra in Ucraina. La “Z” è un riferimento alla lettera marchiata con vernice bianca sui mezzi militari russi diventata un vero e proprio simbolo della propaganda putiniana. La polizia di Mosca ha fatto sapere di aver aperto un’indagine sull’episodio. Dopo l’aggressione, Muratov è stato visitato a Samara. Al giornalista è stata diagnosticata un’ustione agli occhi e alla congiuntiva. La cornea è intatta.
Novaya Gazeta ha sospeso la settimana scorsa le sue pubblicazioni dopo l’ulteriore stretta ai media imposta dal Roskomnadzor, l’ente regolatore delle telecomunicazioni, e dal Cremlino. Chi usa le parole “guerre” e “invasione” e chi diffonde quelle che il Cremlino considera fake news rischia fino a 15 anni di carcere. Il quotidiano andava in stampa dal 1993, 29 anni durante i quali almeno cinque sono stati uccisi o sono morti in circostanze mai chiarite, come nel caso di Anna Politkovskaya, freddata a colpi di pistola nell’ascensore della sua abitazione il 7 ottobre del 2006. Il quotidiano era il più noto media indipendente russo.
“Abbiamo ricevuto un altro avviso da Roskomnadzor. Di conseguenza, sospendiamo la pubblicazione del giornale sul sito Web, nelle reti e sulla carta – fino alla fine dell’‘operazione speciale sul territorio dell’Ucraina’. Cordiali saluti, i redattori di Novaya Gazeta”. Fin dalla sua fondazione il giornale si era distinto per le sue inchieste sugli oligarchi, sulla guerra in Cecenia, sugli anni della transizione dall’Unione Sovietica alla Repubblica semipresidenziale, all’era Putin.
