L’ex dipendente di una società di intercettazioni, che è tra le ditte che forniscono alla Procura di Napoli servizi e strumentazioni per le attività tecniche di capostazione delle conversazioni, e un ex ispettore di polizia, in passato in servizio alla squadra mobile di Napoli, sono sospettati di aver messo le proprie competenze a disposizione di personaggi di uno dei clan storici della provincia napoletana, il clan Puca, organizzazione camorristica con quartier generale a Sant’Antimo e interessi sparsi nell’hinterland a nord di Napoli, tra Melito e Casalnuovo.
I fatti oggetto dell’inchiesta sarebbero recentissimi, le contestazioni vanno da novembre 2019 a settembre scorso. I pm della Dda napoletana hanno il sospetto che molte intercettazioni disposte nell’ambito di indagini su uomini e affari riconducibili al clan Puca siano saltate e andate in fumo a seguito delle bonifiche fatte dall’ex dipendente della società di intercettazioni e dall’ex ispettore della squadra mobile. I due sono indagati assieme ad altre quattro persone, tutte sospettate di essere fedelissimi del boss Puca, per reati che, a vario titolo, riguardano ipotesi di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio, danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità, favoreggiamento personale, e tutto con l’aggravante “del metodo e delle finalità mafiose”.
Gli indagati potranno difendersi nelle fasi successive dell’inchiesta. Un’indagine che si è estesa tra Napoli e Tolmezzo (Udine) e si è concentrata, in particolare, sulle “bonifiche tecniche” eseguite dagli esperti i quali, dietro lauto compenso, avrebbero eliminato le microspie della Dda in case, automobili e uffici “nella disponibilità di affiliati al clan Puca”, specificano gli inquirenti, “aiutando costoro ad eludere le investigazioni”. Tra gli episodi ricostruiti nel corso delle indagini svolte dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna c’è una bonifica nei pressi della casa del boss Puca in persona. Uno degli arrestati avrebbe materialmente danneggiato una telecamera di sorveglianza installata dagli 007 dell’Antimafia nei pressi dell’abitazione di Pasquale Puca, per tanti ’o minorenne, considerato il capo dello storico clan.
