Interesse nazionale e governo costituzionale. Sono le due espressioni principali del lungo discorso di ieri pronunciato da Pedro Sanchez davanti al Congresso spagnolo. Il leader socialista ha difeso a spada tratta l’accordo con i catalani di Junts, ma il suo commento in merito all’amnistia concessa agli indipendentisti è arrivato solo alla fine.
Prima, il premier incaricato ha parlato delle imponenti proteste che hanno attraversato Madrid e la Spagna, tentando la carta della riappacificazione nel Paese: “A chi ha esercitato questo diritto pacificamente va il mio rispetto”. Qualche attimo dopo, però, ha attaccato la destra, colpevole di aver aperto le porte all’avanzata degli estremisti di Vox. Il futuro governo di coalizione è stato definito “un muro contro la destra”, ha spiegato Sanchez, frutto del voto della maggioranza della popolazione che “non condivide le tesi dei reazionari”. Per il 51enne socialista ieri è stato l’inizio di “un governo costituzionale” e nel suo discorso sono stati molti i rimandi diretti alla Costituzione, entro cui dice di essersi mosso per negoziare il nuovo esecutivo su cui oggi si terrà il voto di fiducia.
Spazio anche al posizionamento internazionale, con il segretario del Psoe che ha detto di voler restare al fianco di “Israele nella risposta all’attentato terroristico di Hamas” pur respingendo “l’uccisione indiscriminata dei palestinesi”. Ma Sanchez è andato oltre, svelando quale sarà il primo obiettivo del suo governo: lavorare per il riconoscimento in Europa e in Spagna dello Stato palestinese.
Solo nelle battute finali, dopo quasi un’ora e mezza, il leader spagnolo ha parlato del tema più spinoso, l’amnistia: “Le circostanze sono quelle che sono: tocca fare di necessità virtù in nome della Spagna, dell’interesse nazionale, per superare le fratture del passato”. L’idea nella testa di Sanchez è chiara: serve un dialogo con i catalani (e con i baschi) perché la contrapposizione tra nazionalismo e indipendentismo ha aggravato la situazione. È un azzardo a lungo termine, per provare a ricomporre la Spagna riconoscendone le diversità regionali.
Ma nel breve ci sarà la forte opposizione di popolari e dell’estrema destra di Vox. Alberto Nunez Feijòo – parlando apertamente di ‘frode elettorale’ – ha promesso di tornare in piazza per contrastare “l’ambizione personale di Sanchez”. Il punto di vista del leader dei popolari è opposto: l’amnistia non migliora la convivenza, ma la distrugge. Ora tocca a Sanchez dimostrare di aver ragione, ma per numeri, concessioni fatte e distanze interne, il suo esecutivo sarà comunque fragile.
