Le Ragioni di Israele
Antisemitismo, quanti secoli dovranno passare per togliere le macerie dell’odio?
Nella storia tutto, prima o poi, in un modo o nell’altro, finisce. E anche questa orribile, straziante, angosciante guerra di Gaza finirà. È assolutamente impossibile, al momento, prevedere in che modo ciò accadrà. Si possono contemplare solo ipotesi, tutte tragiche, alcune apocalittiche. Israele riesce, al prezzo di altre innumerevoli vittime, a recuperare i corpi degli ostaggi, magari anche qualcuno vivo, e a sradicare Hamas. Israele è costretto ad arrendersi, abbandonando i prigionieri al loro destino e rassegnandosi alla presenza del feroce nemico alle porte di casa. Qualche Paese ostile approfitta dell’isolamento internazionale del Paese e scatena contro di esso una guerra distruttiva totale. Israele riesce a resistere, magari facendo uso di armi atomiche, e subendo enormi perdite. Oppure soccombe, e viene distrutto. Il conflitto resta confinato su scala regionale, oppure fa da miccia a una nuova guerra mondiale, dagli esiti inimmaginabili. Eccetera eccetera.
Un odio esteso
L’unica cosa certa, qualsiasi sia il domani che ci attende (se un domani ancora ci sarà), è che la scia di immenso odio aperta da questi anni terribili è destinata a durare per secoli. Ci vorranno secoli – se mai qualcuno vorrà provare a farlo – per rimuovere, in tutto il mondo, le immani macerie rimaste sul terreno, e per cercare di costruire ancora qualcosa. Ove mai una qualche forma di pace verrà dopo che il conflitto si sarà allargato, e altri popoli saranno stati colpiti, è certo che i superstiti scateneranno su qualcuno la responsabilità dell’apocalisse accaduta, ed è facile immaginare chi sarà quel qualcuno. Se la guerra non si allargherà, e Israele sopravviverà, il Paese (sia che abbia raggiunto i propri obiettivi militari, sia che li abbia mancati) sarà comunque precipitato nella voragine di un isolamento internazionale quasi totale, raggiungendo un livello di mostrificazione collettiva mai visto nella storia, in nessuna circostanza. Anche i singoli cittadini israeliani saranno, pressoché dovunque nel mondo, potenziali bersagli per manifestazioni di odio o aggressioni fisiche. E, certamente, questo odio si estenderà ancora a tutti gli ebrei, in forme e dimensioni difficili da immaginare.
Forse la vecchia parola “antisemitismo” risulterà inadeguata a esprimere le nuove forme di odio. Il sogno sionista – già dei profeti di Israele – di un popolo ebraico libero e in pace, armoniosamente inserito in una pacifica comunità di nazioni, sarà completamente distrutto. La fiducia di Israele verso il mondo esterno sarà andata in frantumi, così come quella degli ebrei nei confronti dei gentili. Il rapporto tra ebraismo e cristianesimo sarà tornato quello dei secoli bui. La società israeliana resterà segnata da cicatrici insanabili, solcata da mura di rancore, livore, recriminazione. Solo nell’ipotesi catastrofica che Israele dovesse essere sopraffatto e distrutto, è da immaginare che nei suoi confronti ci sarebbe qualche segno piccolo di simpatia, di rimpianto, perfino di comprensione (anche se qualcuno parlerebbe di un “suicidio”). Ma, in ogni caso, l’etica, la giustizia, la ragione, il diritto resteranno a terra, colpiti da un colpo al cuore.
Eliminando le ipotesi più estreme (quali guerre mondiali o la fine di Israele), ci si può chiedere: quanti secoli occorreranno per ricostruire almeno qualcosa di ciò che è stato distrutto? Quanti secoli occorreranno per tentare di riesumare l’etica, la giustizia, la ragione, il diritto, per riprendere il difficile cammino di Salomone, Socrate, Traiano, Giustiniano, San Luigi, Bacone, Hobbes, Spinoza, Kant, Jefferson, Filangieri? Ma basteranno dei secoli?
© Riproduzione riservata







