Dopo la designazione di un presidente a tempo limitato, ecco la nomina di ben tre vicepresidenti. Inizia nel segno del silenzio, dell’assenza di dialogo e delle polemiche il nuovo ‘parlamentino’ che guiderà l’Ordine degli Avvocati di Napoli per i prossimi quattro anni. Se da una parte c’è da celebrare la prima volta, storica, di una donna alla guida del Consiglio forense napoletano, il più antico d’Italia, dall’altra occorre rimarcare l’eccezionalità del cambio di vertice a metà mandato della figura del presidente oltre alla nomina, mai avvenuta prima, di ben tre vicepresidenti che di fatto blindano l’ufficio di presidenza guidato per i prossimi due anni dalla civilista Titti Troianiello, la più votata alle scorse elezioni tra i 25 neo-eletti consiglieri, e successivamente dalla penalista Dina Cavalli.
Basti pensare che in Parlamento, dove sono presenti 400 deputati e 206 senatori, i vicepresidenti sono, a questo punto, appena otto (quattro alla Camera e quattro al Senato). Confermati dunque i rumors della vigilia e i timori di storici maestri del Foro di Napoli, a partire dal civilista Massimo Di Lauro che aveva lanciato, in una intervista al Riformista, un vero e proprio appello ai 25 neo consiglieri eletti a inizio febbraio: “Non vorrei che al tavolo del Consiglio ci fossero degli affamati”.
Oltre al ticket Troianiello-Cavalli, confermati anche i nomi dei tre vicepresidenti: la stessa Cavalli e Carmine Foreste, entrambi espressione della lista Liberi e coesi, e Giovanni Carini che nella scorsa legislatura era legato alla maggioranza del presidente Antonio Tafuri. Completano l’ufficio di presidenza gli avvocati Antonio Valentino e Nathalie Mensitieri, entrambi civilisti, nominati la scorsa settimana rispettivamente consigliere segretario e consigliere tesoriere.
Un ufficio di presidenza ricco di vicepresidenti perché – stando alla nota diffusa dai rappresentanti della maggioranza – c’è “la necessità di una articolazione più ampia da parte del consiglio, tale da consentire di delegare alcune funzioni fondamentali come quelle legate al ruolo di presidente, è richiesta dal tempo storico in cui si sviluppa l’attuale consiliatura che prospetta un mandato di enorme responsabilità, anche per la necessità di rilanciare l’Ente, passando per il ripristino dell’equilibrio economico finanziario dello stesso Consiglio”.
Ma l’opposizione, che ha lasciato l’aula prima della votazione finale, promette battaglia. “All’ennesimo schiaffo alla normativa primaria e regolamentare dopo la inedita elezione di cariche presidenziali a tempo, ieri si è avuta la proposta di votare ben tre vicepresidenti senza alcuna modifica del regolamento e in violazione della legge e della prassi ed invero senza che fosse neppure all’ordine del giorno”. A sottolinearlo, in una nota, sono i componenti del gruppo “Per l’Avvocatura“. “Nonostante le nostre osservazioni ragionate e tecniche – prosegue la nota – il presidente senza nulla rispondere è passato a chiedere delle candidature. A quel punto, ritenuta la inutilità di una presenza soltanto formale, nove consiglieri hanno lasciato la seduta in segno di contestazione avverso un modo di procedere che a dispetto di quanto si afferma solo nei comunicati non intende coinvolgere tutto il consiglio ma soltanto distribuire poltrone inventando le cariche a tempo (come nel caso del presidente) e inventando le stesse poltrone come nel caso del terzo vice presidente pur di mantenere una flebile e risicata maggioranza in un momento in cui il consiglio avrebbe bisogno di ben altra solidità e compattezza”.
Per i consiglieri di opposizione “non può essere riconosciuta la possibilità di designare per il consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli un numero di vice presidenti superiore a due perché diversamente sarebbe non solo in difformità alla normativa vigente ma anche in aperto contrasto con i criteri di ragionevolezza e di giusto andamento della Pubblica amministrazione nonché con l’attuazione della norma regolamentare così come innanzi evidenziata. La ratio – aggiungono – che consentirebbe in via eccezionale la previsione di un secondo vice presidente, nei Consigli dell’Ordine che si riferiscono territorialmente ad una platea di iscritti molto elevata, trova la propria ragion d’essere nella considerazione che le attività di rappresentanza istituzionale siano molteplici tanto da non consentire bastevoli il Presidente ed un solo Vicepresidente”.
Ma “la norma del secondo vice presidente ha natura eccezionale. Tale figura, proprio per scongiurare eventuali “abusi” delle previsioni regolamentari, non può moltiplicarsi all’infinito neanche in ragione del numero dei componenti del Consiglio dell’Ordine e neanche in ragione del numero degli iscritti all’Albo tenuto Consiglio medesimo. I compiti e le prerogative degli Ordini sono sempre le stesse sia che si tratti di Consigli dell’Ordine di almeno 15 componenti che di Consigli dell’Ordine con un numero di componenti superiore. Possono variare le attività di natura rappresentativa che quindi autorizzano a designare un secondo Vicepresidente oltre il primo, ma restano invariate le attività di tipo amministrativo e di gestione”.
“Sotto tale ultimo profilo -conclude la nota – sarebbe immediata la considerazione che non si riuscirebbe ad attribuire le dovute competenze a ciascuno dei vice presidenti, così come la loro elezione dovrebbe comunque essere preceduta dalla dovuta loro astensione, perché il voto espresso sarebbe in evidente conflitto di interessi, sia nell’ipotesi di una preliminare modifica regolamentare e sia di votazione dei candidati a tale carica. Per tale motivazione, ci si oppone alla votazione dei tre vice presidente ed ove mai il COA decidesse comunque di procedere si dichiara di astenersi dal voto considerando lo stesso illegittimo”.
Infine ricordano i consiglieri di ‘Per L’Avvocatura’ che la presenza dei consiglieri nella seduta di ieri era altresì stata resa pleonastica avendo gli stessi preliminarmente evidenziato la mancata messa a disposizione degli atti (contenuti in una cartellina informatica cui si accede dal sito web del consiglio) per non essere state rilasciate le credenziali di accesso ai tanti nuovi consiglieri di tal che nessuna deliberazione poteva essere consapevolmente adottata dai medesimi. Anche in questo caso – fanno sapere dall’opposizione – “silenzio assoluto dell’ufficio di presidenza”.
