Basta politiche green, gli Usa vogliono essere l’indipendenza energetica con fossile e nucleare

FILE - In this Jan. 16, 2015, file photo, pumpjacks are seen operating in Bakersfield, Calif. Last year, California Gov. Gavin Newsom called on the state Legislature to ban fracking by 2024. On Wednesday, Feb. 17, 2021, state Sen. Scott Wiener, a Democrat from San Francisco, introduced legislation that would ban the issuance or renewal of fracking permits starting on Jan. 1, 2022. The bill would also ban all fracking in California, along with other forms of oil extraction such as cyclic steaming, by Jan. 1, 2027. (AP Photo/Jae C. Hong, File)

L’approccio energetico degli Stati Uniti sta vivendo un significativo cambiamento sotto il 47esimo presidente. Se, in passato, la transizione energetica aveva come obiettivo la sostituzione delle fonti fossili tradizionali con quelle rinnovabili, oggi la filosofia di Washington è cambiata: si parla di “aggiungere” piuttosto che “sostituire”. Questo concetto, che si inserisce nella strategia all of the above (tutte le risorse possibili), punta a sfruttare tutte le fonti energetiche – rinnovabili, nucleare, petrolio, gas e anche il carbone – per far fronte alla crescente domanda di energia. Non si parla più di passare a un modello sostenibile per ridurre l’impatto sul clima della nazione più energivora del mondo dopo la Cina (ma al primo posto assoluto per consumo di petrolio). Il governo degli Stati Uniti, con la seconda amministrazione Trump, è intenzionato a dare priorità a tre pilastri principali: innovazione tecnologica, affidabilità delle forniture energetiche e una rapida espansione infrastrutturale; senza preoccuparsi troppo delle ricadute ambientali.

Obiettivi immediati e sfide da affrontare

Le priorità a breve termine della strategia energetica includono il riempimento della Riserva Strategica di Petrolio, il ripristino della certezza nelle esportazioni di gas naturale liquefatto (LNG) che erano state sospese dall’amministrazione Biden, e l’accelerazione del dispiegamento dell’energia nucleare. Un altro aspetto cruciale è il rafforzamento della sicurezza delle reti elettriche, che stanno diventando sempre più vulnerabili a causa della natura intermittente di alcune fonti rinnovabili, come abbiamo recentemente osservato anche nella Penisola Iberica. L’obiettivo è rendere il sistema più stabile e meno suscettibile agli shock di mercato e alle crisi geopolitiche, con buona pace del cambiamento climatico.

La stabilità delle reti e i limiti delle fonti intermittenti

L’espansione disorganizzata delle rinnovabili, come quella verificatasi in California, ha portato a un aumento delle spese e a una crescente instabilità delle reti elettriche. Sebbene l’idea iniziale fosse quella di ridurre i costi e abbattere le emissioni di CO2, la realtà ha dimostrato che il modello basato su fonti intermittenti, come il solare e l’eolico, non è sempre economicamente efficiente. Le fonti rinnovabili, infatti, presentano delle inefficienze allocative: la produzione di energia è incostante e dipende da fattori metereologici, e questo rende alcune di queste risorse più costose rispetto ad altre.

In contrapposizione, la Florida ha adottato un approccio più graduale all’introduzione delle energie rinnovabili. Lo stato ha sostituito il carbone con il gas naturale, riducendo gradualmente le fonti intermittenti, e ha ottenuto risultati migliori in termini di stabilità della rete e riduzione dei costi per i consumatori. Questo esempio dimostra che l’adozione progressiva delle rinnovabili, accompagnata dalla conservazione delle fonti tradizionali come il gas naturale, è una via più solida per garantire la stabilità del sistema energetico.

Un altro punto critico riguarda gli incentivi fiscali che sono stati finora concessi per le energie rinnovabili, come il Production Tax Credit (PTC) e l’Investment Tax Credit (ITC). Questi incentivi, sebbene abbiano favorito la crescita delle rinnovabili, hanno anche distorto il mercato, incentivando la produzione di energia in momenti di bassa domanda, penalizzando così le fonti di energia sempre disponibili, come il gas naturale. Di conseguenza, la sicurezza dell’approvvigionamento energetico sta diventando una questione sempre più politica, con il Congresso che sta cercando di trovare un equilibrio tra incentivi e sostenibilità economica.

Gas naturale e LNG: strumenti di politica energetica e strategia diplomatica

Un aspetto fondamentale della nuova strategia energetica è il ruolo del gas naturale, che non solo rappresenta una risorsa abbondante per il consumo interno, ma anche un asset strategico per la diplomazia energetica USA. Sotto il suolo americano si trovano giacimenti di gas che potrebbero durare oltre 100 anni. Questo, principalmente grazie a notevoli guadagni di efficienza nell’estrazione, come il controverso fracking, che permette di estrarre gas anche da scisti argillosi prima inutilizzabili, ma con forti ripercussioni ambientali. Questo ha permesso agli Stati Uniti di ridurre significativamente il numero di piattaforme di estrazione: oggi meno di 200 piattaforme sono in grado di produrre oltre 3 miliardi di metri cubi di gas al giorno, un risultato che nel 2008 ne richiedeva oltre 1.500.

Il gas naturale è diventato una risorsa centrale non solo per il consumo interno ma anche come elemento chiave nella politica energetica internazionale. Le esportazioni di LNG verso Paesi come il Giappone e il Sud-Est asiatico sono in forte crescita. Questi mercati, sebbene non siano particolarmente interessati alla transizione energetica, sono invece motivati da esigenze di miglioramento della qualità dell’aria e dalla lotta contro l’inquinamento nelle grandi città. Nel contesto europeo, le esportazioni di LNG americano hanno contribuito a mitigare gli shock energetici post-2022 e le autolimitazioni all’importazione di idrocarburi russi (peraltro subito completamente rimpiazzati dall’aumento delle importazioni cinesi e, soprattutto, indiane). Il recente accordo sui dazi europei – fissati al 15% dopo una estenuante, quanto completamente fallimentare, trattativa dell’Unione – prevede come soprammercato ad ulteriore vantaggio USA non solo che l’Europa investa 600 miliardi di dollari nell’economia statunitense, ma anche che importi da questi GNL per 750 miliardi di dollari in tre anni.

La riforma della politica energetica passa per l’innovazione e un mercato con sempre meno regole

Per mantenere la competitività del settore energetico, e, soprattutto, per realizzare l’obiettivo di diventare fornitore globale di energia, gli Stati Uniti necessitano di politiche robuste che possano sopravvivere all’incertezza economica e ai cambiamenti tecnologici. Una riforma delle sovvenzioni energetiche è vista come una mossa necessaria per evitare distorsioni del mercato. È fondamentale che il governo permetta ai mercati del capitale di decidere l’allocazione delle risorse, mentre si concentra su politiche che garantiscano l’accesso alle risorse energetiche, la stabilità infrastrutturale e la certezza regolatoria. Al di là delle sparate del presidente, i funzionari dell’amministrazione stanno cercando di orientare una politica energetica priva di guida coerente verso politiche pubbliche si adattino ai movimenti tecnologici e alle innovazioni. Le tecnologie emergenti, come le batterie avanzate e il nucleare modulare, rappresentano una parte cruciale della strategia energetica globale.

Investendo nell’innovazione e incentivando il libero mercato – come promesso alla base MAGA e, soprattutto, ai grandi lobbisti che hanno sostenuto il ritorno di Trump – gli Stati Uniti sono convinti di poter essere in grado di affrontare le sfide globali e di rafforzare la resilienza del loro sistema energetico. In conclusione, la strategia energetica della seconda amministrazione Trump mira a garantire la sicurezza energetica, non solo attraverso un mix di fonti tradizionali e rinnovabili, ma anche tramite un coinvolgimento proattivo nel mercato globale dell’energia. Con il gas naturale e il nucleare al centro, gli USA vogliono non solo rispondere alle necessità interne ma anche consolidare il proprio ruolo di leader globale nel settore energetico. Transizione energetica e lotta al cambiamento climatico? In America non vanno più di moda.