Berlusconi, nell’omelia di Delpini avrei voluto sentire altro: prima di affari e politica ha creato una comunità

Nel “Si&No” del Riformista spazio alla discussione sull’omelia di Monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, in occasione dei funerali di Stato di Silvio Berlusconi. La domanda che poniamo è la seguente: l’omelia è stata opportuna? Rispondono la ministra del Turismo Daniela Santanché, secondo cui l’omelia di Delpini “non è stata solo un inno alla nostra vita ma l’inno a Dio per la vita che ci ha dato”, e Ludovico Seppilli (giovani Forza Italia) che “avrei molto approvato quello che non è stato detto”

Qui il commento di Ludovico Seppilli:

Qualunque fosse la scelta, non si trattava di un compito facile quello di Monsignor Delpini. Tenere un’omelia in un contesto come quello del Funerale di Stato di una personalità che ha lasciato un segno così forte nelle persone era una sfida ardua. Personalmente, più che disapprovare quello che è stato detto, avrei molto approvato quello che non è stato detto.

Ricordare che nella pienezza dell’esistenza di un uomo c’è anche una vita fatta di affari, di politica e che questi termini non sono, come questi ultimi anni di giornalismo anti-sistema hanno provato a convincerci, termini negativi credo sia stato un tentativo apprezzabile.

Ma, in un contesto religioso come quello di mercoledì, non riesco a comprendere le ragioni per cui si sia omesso il fatto forse più grande che Silvio Berlusconi ha saputo compiere: la creazione di una comunità. Pierluigi Pardo e l’Emiro del Qatar. Sessantenni delle più alte sfere sociali di Milano e giovanissimi con la spilla di Forza Italia nel cuore ancor prima che sulla giacca. Sportivi e top manager. Berlusconi ha saputo disegnare, costruire e regalare un sogno che ha unito cose e persone che sulla carta c’entravano poco o niente.

Cosa c’è di più cattolico dell’immaginare una traiettoria che diventa esempio per migliaia di persone, in decine di ambiti e contesti diversi tra loro quando non opposti? Cosa più dell’uomo stesso, inteso come fatto concreto, può trasmettere il senso più profondo dell’insegnamento cattolico?
“La famiglia non è la somma delle persone che la costituiscono, ma una “comunità di persone”. E una comunità è di più che la somma delle persone. È il luogo dove si impara ad amare, il centro naturale della vita umana. È fatta di volti, di persone che amano, dialogano, si sacrificano per gli altri e difendono la vita” dice Papa Francesco.

Tra le tante grandezze degli 86 anni vissuti da Silvio Berlusconi, quel senso di comunità che si respirava in tutta Piazza Duomo è stata la più tangibile. Ad attendere ore sotto al sole l’arrivo del feretro c’erano migliaia di persone per lo più sconosciute le une alle altre, portate lì dall’aver aderito a una proposta fatta di umanità, semplicità e, come diceva sempre lui, libertà.

Mi sarebbe piaciuto, da cattolico più che da berlusconiano, vedere tutto questo messo ben prima degli affari e della politica. La politica, per Berlusconi come per tutti noi, è uno strumento. Ma quella comunità di persone era il fine. E come tutti i fini che si è prefissato nella sua vita, lo ha raggiunto a pieno.