I fotogrammi dell'addio e i rebus politici
Berlusconi, il Paese fa pace col Cav: le incognite nel Governo e il futuro di Forza Italia che passa dai figli
Fotogrammi: ali di gente lungo la strada fuori dal cancello di Villa San Martino; bambini, giovani, uomini, donne, anziani e cartelli: “Presidente Berlusconi, mi consenta: grazie”; il traffico, tir e auto e pullman, che si ferma al passare del corteo funebre lungo i 33 km che separano Arcore da piazza del Duomo; la piazza piena, colorata di bandiere del Milan e di Forza Italia e ordinata fin dalla mattina, 15 mila diranno i numeri in serata, altri duemila in Duomo; Piersilvio che fa di tutto per non piangere e Barbara, la sorella, che gli prende la mano; il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che prende posto in prima fila accanto la premier Giorgia Meloni, la presidente della Corte Costituzionale, i presidenti di Camera e Senato, gli ex premier, Mario Draghi, Mario Monti, Paolo Gentiloni, Matteo Renzi.
Gli onori militari di Esercito, Marina, Aeronautica, i Carabinieri in alta uniforme che scortano la bara. Il dolore sui volti di tutti, i conduttori e i giornalisti dei programmi Mediaset, gli umoristi, i comici, i cantanti, gli allenatori e i giocatori del suo Milan, Allegri, Capello, Sacchi, Massaro, Baresi. Gli amici veri, Gianni Letta, Fedele Confalonieri, Adriano Galliani. Il cielo su Milano, blu intenso. Manzoniano: “Quel cielo di Lombardia, così bello quand’è bello, così splendido, così in pace”.
Ci sono tutti i leader politici, tranne 5 Stelle e sinistra radicale. C’è Elly Schlein, segretaria del Pd. E ci sono, nei fotogrammi, le parole, soprattutto, del cardinale Mario Delpini rilanciate in tutta la piazza dai maxi schermi montati all’esterno: “Silvio Berlusconi è stato certamente un politico, un imprenditore, uomo d’affari. E’ stato un uomo e ora incontra Dio”.
Sono migliaia i fotogrammi della giornata con cui l’Italia ha voluto salutare Silvio Berlusconi, “il paese che amo” e che, da quanto si è visto e sentito in questi giorni lo ha certamente ricambiato. Al netto degli errori che ogni uomo, o donna, soprattutto se vive, lavora, osa può commettere. Bilancio nettamente positivo rispetto all’imprenditore, all’innovatore, al padre di famiglia e al leader politico che Berlusconi è stato. Il “nemico”, il “mostro” degli ultimi trent’anni è svanito.
Comunque perdonato. Non da tutti ma dai più. Il risarcimento morale e umano a Silvio Berlusconi, iniziato qualche anno fa, si è completato ieri. Il che vuol dire aver messo sulla bilancia i successi e gli errori (che ci sono stati) e aver visto pendere il piatto dalla parte dei primi. Ieri tutto questo è stato certificato da un funerale di Stato e da un lutto nazionale che sono andati oltre il rito.
Tra le migliaia di fotogrammi di giornata, merita soffermarsi sui cinque figli di Silvio Berlusconi. Hanno viaggiato insieme sul pulmino che ha seguito il feretro da villa San Martino, arrivano in piazza Duomo alle 14 e 55 e sono travolti dai cori: “Silvio, Silvio, Silvio”, “Un presidente, c’è solo un Presidente”. Ci sono le curve di San Siro e del Milan, ci sono anche i tifosi del Monza.
Scende Marina, la primogenita, Piersilvio, e poi Eleonora, Barbara, Luigi, il più piccolo ma ormai grande anche lui e a sua volta padre. Con loro c’è Marta Fascina: Marina la tiene accanto a sè, anche in chiesa. Siedono nella prima panca, uno accanto all’altra, la prima è proprio Marta. Non è un dettaglio del protocollo. Trattengono male e a stento le lacrime, si cercano con gli sguardi e si aiutano. Significa unità, complicità, dolore, il vuoto, la nostalgia, il rimpianto (c’è sempre quando muore qualcuno di molto caro), la responsabilità di un’eredità difficile e complicata. Il Requiem accompagnato dall’organo del Duomo è una carezza che non consola.
Quando la cerimonia finisce, un’ora precisa, tutto molto sobrio come impone il rito ambrosiano, i figli accompagnano fuori la bara in legno chiaro e coperta da cuscini di rose e di fronte alla piazza che acclama il padre e il Presidente guardano, osservano, si commuovono e dicono grazie per lunghi minuti. Il futuro di uno dei più grossi gruppi industriali italiani (un impero che vale 6,4 miliardi, stima di Forbes a fine 2022) passa da queste tre donne e due uomini.
Una consapevolezza che fa tremare i polsi. Anche il futuro politico di Forza Italia e della maggioranza passa da loro. Come si capisce bene dal saluto affettuoso di Giorgia Meloni a Marina Berlusconi e poi anche a Marta. Dalle lacrime che Antonio Tajani non riesce a trattenere. Dagli sguardi tesi dei ministri azzurri Pichetto Fratin, Bernini, Zangrillo. Ieri era ancora presto.
Da oggi si parlerà solo di questo: quale futuro politico per Forza Italia. La maggioranza comunque non rischia nulla. “Ti renderemo orgoglioso” il messaggio di Giorgia Meloni. Inglobando Forza Italia? Alleandosi con il Ppe e mollando Salvini commosso ma molto più defilato rispetto ai figli del Cav? O magari uno di questi cinque figli seguirà le orme del padre e si carica il partito. Ipotesi molto residuale.
Un altro fotogramma della giornata che va trattato a parte è l’omelia. Dalle parole dell’arcivescovo di Milano, accanto a lui il parroco di Arcore Giandomenico Colombo, doveva passare la cifra etica, morale e politica della cerimonia e del giudizio terreno e finale su Silvio Berlusconi. Un’omelia breve, semplice ma che tra le righe ha tratteggiato tutta la vita di Berlusconi. Il vescovo non ha citato le scritture l’uomo politico che “ha sostenitori e oppositori”. Parla dell’uomo d’affari che “deve fare affari, guarda ai numeri e non ai criteri”. Di un “personaggio” che “è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta”.
Un’elegia della vita, del vivere sempre e comunque, sorridere anche di fronte agli insulti e al declino, credere che ci sia sempre una via d’uscita. È una predica laica quella di Delpini che non pretende di giudicare ma semplicemente (e cristianamente) indica che, ad un certo punto resta solo l’incontro dell’uomo davanti a Dio e al suo giudizio. C’era molto attesa per le parole del Cardinale. Per molti sono state liberatorie da provocare l’applauso. Altri sono stati delusi. Berlusconi continuerà a dividere ancora per molto tempo.
© Riproduzione riservata