"Sono l'uomo più imputato dell'universo"
La persecuzione giudiziaria di Berlusconi, accusato di tutto tranne abigeato e furto di bestiame: 60 processi e 3mila udienze

Come disse di se stesso la mattina del 28 marzo del 2011 entrando in Tribunale a Milano per una delle tante udienze, «io sono l’uomo più imputato dell’universo». È difficile, infatti, fare un elenco preciso di tutti i procedimenti penali che negli anni sono stati aperti dalle varie Procure nei confronti di Silvio Berlusconi. Il loro numero dovrebbe essere intorno ai 60, esclusi però quelli a carico delle sue aziende. Solo per quest’ultime i magistrati hanno disposto almeno 400 fra perquisizioni e sequestri. Nel biennio 1994-96, tanto per dare qualche numero, vennero sottoposti a misura cautelare oltre 20 manager del biscione. Se allora elencare il numero dei processi nei confronti di Berlusconi è difficile, elencare il numero delle varie udienze è praticamente impossibile.
Secondo il giornalista Eugenio Cipolla, che anni addietro fece una ricerca in tal senso, finita poi nel libro “Condannate Berlusconi”, il numero dovrebbe oscillare, il condizionale è d’obbligo, fra le 2.500 e le 3.000. Nella sua vita Berlusconi è stato accusato, tranne l’abigeato ed il furto di bestiame, di quasi tutto il catalogo dei reati previsti dal Codice penale e dalle leggi speciali. Oltre ai “classici” reati contro la pubblica amministrazione, quindi abuso d’ufficio, peculato, corruzione e concussione, ci sono i reati fiscali, riciclaggio, frode e falso in bilancio, quelli contro il patrimonio, ricettazione e appropriazione indebita, quelli per mafia, concorso esterno e concorso in strage con l’aggravante mafiosa. Non manca la prostituzione minorile, il finanziamento illecito dei partiti, il vilipendio dell’ordine giudiziario, la violazione del segreto d’ufficio, la diffamazione.
Rileggendo la sterminata storia giudiziaria dell’ex premier balzano immediatamente all’occhio due circostanze alquanto singolari. La prima riguarda il fatto che i procedimenti penali a suo carico hanno avuto inizio quando egli decise di entrare in politica, la seconda è che la maggior parte dei Pm che hanno istruito i processi sono toghe di Magistratura democratica, la corrente da sempre legata a filo doppio al Pci-Ds-Pds-Pd, o comunque vicine ai gruppi associativi della sinistra giudiziaria. Anche in questo caso fare un elenco è molto difficile essendo centinaia i magistrati che in questi 30 anni si sono occupati di Berlusconi.
Qualche nome, però, si può fare. Edmondo Bruti Liberati, procuratore di Milano, per i processi sui terreni di Macherio, la compravendita diritti tv Mediaset, e il Rubygate. Giancarlo Caselli, procuratore di Palermo, per le indagini su mafia e riciclaggio. Gherardo Colombo, Pm milanese, per le tangenti alla guardia di finanza, lodo Mondadori, procedimento Imi-Sir. Francesco Curcio, procuratore di Potenza, per la corruzione nel caso Sergio De Gregorio e finanziamento illecito ai partiti. Pietro Grasso, ex procuratore nazionale antimafia, per le stragi di mafia e l’inchiesta su Marcello Dell’Ultri. Antonio Ingroia, procuratore aggiunto a Palermo, per mafia. Sergio Lari, procuratore di Caltanissetta e Guido Lo Forte, procuratore di Messina, per mafia e stragi. Vincenzo Piscitelli, procuratore aggiunto a Napoli, per la corruzione nel procedimento Rai-Fiction. Maurizio Romanelli, procuratore aggiunto Milano, per violazione del segreto riguardo l’intercettazione Fassino-Consorte nel procedimento Unipol. Giovanni Salvi, procuratore a Catania, poi a Roma ed infine Pg della Cassazione, per la vicenda della diffamazione Lega coop. Nello Rossi, procuratore aggiunto Roma, per la compravendita di Alitalia. Giuseppe Scelsi, Pm a Bari, per l’inchiesta escort-Giampi Tarantini.
Il primo avviso di garanzia, passato alla storia per essere stato notificato a mezzo stampa il 21 novembre del 1994 mentre Berlusconi presiedeva il vertice del G8 a Napoli, ha riguardato l’’inchiesta per corruzione della guardia di finanza, poi conclusi in una archiviazione. In questo sterminato elenco meritano però di essere segnalati tre procedimenti. Uno è certamente il processo Ruby che poi è stato spacchettato in una serie imprecisati di filoni per le varie Procure fino ad arrivare al Ruby Quater. Il processo, con l’originale accusa di prostituzione minorile e poi di corruzione di testimoni, si è trascinato per una decina d’anni e si è concluso nelle scorse settimane con l’assoluzione di tutti gli imputati. L’altro è quello sui diritti Mediaset dove Berlusconi ha riportato la condanna che gli ha determinato l’affidamento ai servizi sociali con l’applicazione retroattiva della legge Severino, entra in vigore successivamente alla asserita commissione dei reati contestati, e con la conseguente decadenza dal Senato nel 2013.
E infine, quello per concorso esterno nelle stragi di mafia del 1993 che è ad oggi oggetto di coordinamento investigativo fra varie Procure, ad iniziare da Firenze dove il fascicolo è pendente da tempo immemore. Il titolare del procedimento? Il procuratore aggiunto Luca Turco, anch’egli casualmente toga di Magistratura democratica.
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