Una figlia contesa che viene affidata in maniera esclusiva al padre, mentre la madre- con cui viveva- perde la potestà genitoriale e viene obbligata a versare un assegno di mantenimento. Una sentenza, quella del Tribunale di Bari, che ribalta completamente la situazione iniziale e che mette il punto a una vicenda andata avanti per anni, tra dispetti e ripicche.
I giudici si sono focalizzati sul benessere della minore che, come sottolineato dai servizi sociali, è diventata obesa per l’abitudine della madre a portarla nei fast food, e ha un rendimento scolastico definito ‘lacunoso’.
La vicenda
Tutto è cominciato nel 2019, con la separazione della coppia, come racconta Repubblica. All’inizio la bambina, che ora ha 9 anni, viveva con la madre: il padre provvedeva al mantenimento e al pagamento di metà rata del mutuo per la casa di famiglia. Poi la situazione è cambiata.
L’ex moglie non faceva più vedere la figlia al padre, tanto che era stata anche costretta a risarcire l’ex marito di 200 euro ogni volta che veniva violato il diritto di visita paterno e a versare duemila euro in favore della cassa delle ammende. I servizi sociali, nella loro relazione, hanno evidenziato come la donna saltasse gli appuntamenti calendarizzati, adducendo scuse di vario tipo. Ma nel frattempo anche l’atteggiamento della bimba nei confronti del padre era cambiato. Dagli slanci di affetto e di gioia era passata a “comportamenti ingiustificatamente e immotivatamente oppositivi al genitore oltre che agli stessi operatori dei servizi, utilizzando un linguaggio adultizzato non consono alla sua età, conseguenza dei suggerimenti della madre.”
La sentenza
Nella sentenza del Tribunale di Bari ci sono anche altre motivazioni per l’affidamento ‘super esclusivo’ al padre e l’allontanamento dalla madre. La bambina ha infatti iniziato ad andare male a scuola, ma soprattutto è arrivata a una condizione di ‘evidente obesità’ con gravi rischi per la sua salute, perché con l’altro genitore andava a mangiare nei fast food. Per i giudici ora “suo padre dovrà assumere da solo tutte le decisioni più importanti per la vita di sua figlia eventualmente avvalendosi dell’ausilio e della collaborazione dei servizi sociali territoriali”. L’ex moglie dovrà inoltre allontanarsi dalla casa coniugale – in cui non viveva con la figlia, nonostante l’uomo contribuisse a pagare metà del mutuo – dove tornerà a risiedere l’ex marito con la piccola. La donna dovrà versare i soldi per il mantenimento della figlia, non potrà vederla fino a quando non recupererà le capacità genitoriali e dovrà anche pagare le spese processuali. Non le è stato neanche riconosciuto l’assegno di divorzio che aveva richiesto, perché giovane e in buono stato di salute, quindi perfettamente in grado di lavorare.
Il Tribunale con questa sentenza ha voluto tutelare appieno la bimba: “Ha una personalità in corso di formazione, e, quindi, va sottratta al deleterio ambiente familiare nel quale finora è vissuta, allo scopo di non vedere ulteriormente pregiudicato il suo equilibrato sviluppo psicofisico”.
L’avvocata Maria Antonietta Papadia, che ha difeso il papà, ha commentato la sentenza definendola ‘coraggiosa e lungimirante’: “Scardina vecchi preconcetti come quello della madre che deve essere il genitore affidatario a tutti i costi. Sicuramente farà storia perché è innovativa, dà speranza ai papà che vedono spesso compresso il loro diritto di svolgere il ruolo di padre, che è pari al ruolo della madre”.
