Domenica e lunedì scorsi il 50% dei candidati era donna, il 51% degli elettori era donna, le donne elette sono risultate il 23%.
Al di là della prima considerazione, cioè che anche le donne, quando votano, preferiscono gli uomini, bisogna chiedersi il perché di tutto questo.
La prima ragione si trova nel sistema delle preferenze: in collegi molto grandi, spesso coincidenti con i confini provinciali, non è sufficiente essere bravi, occorre un sistema di rapporti con il territorio e disponibilità economiche. Caratteristiche che vanno oltre la competenza e la buona volontà. Per imbastire rapporti serve in primo luogo tanto tempo libero. Una disponibilità che soprattutto le donne che stanno crescendo dei figli hanno sicuramente meno degli uomini.
Questo è un aspetto, inutile far finta che non conti.
Poi però c’è anche altro: il maschilismo è una corrente di pensiero largamente maggioritaria in Italia.
Vi faccio un esempio con un Ministro donna di un partito che mi è molto distante: Lucia Azzolina, Ministro dell’istruzione.
In questi mesi è stata oggetto di una campagna stampa e sui social che è andata decisamente oltre. Ha fatto degli errori, secondo me, alcune decisioni che ha preso mi hanno lasciato perplessa, ma nulla giustifica il tiro al bersaglio di cui è stata oggetto e spesso il sottointeso era che la sua inadeguatezza dipendeva dal fatto che era una donna.
Non è stata solo lei ad essere vittima del maschilismo, tutte le donne che hanno un ruolo politico, hanno sempre qualcosa in più di cui doversi giustificare a partire da come si vestono. Vi ricordate la campagna contro Teresa Bellanova il giorno del giuramento? C’è mai stato qualcuno che ha avuto da dire sul vestito di un uomo il giorno che ha giurato da Ministro? Centinaia di uomini hanno giurato da Ministri da quando esiste la Repubblica e su nessuno è mai stato detto niente.
Direte, non è questo che fa la differenza. Direte, sono polemiche stupide e che lasciano il tempo che trovano. Non è proprio così, perché sono piccole dosi di veleno che ogni giorno ci vengono iniettate, ogni singola dose non significa nulla, ma la somma di tutto questo ci fa vedere le donne e gli uomini in modo diverso. Direte, le donne che ricevono tutte queste critiche, evidentemente hanno qualcosa di sbagliato.
Non è vero, non siamo sbagliate noi, facciamo sbagli certo, come gli uomini, siamo vittime di un maschilismo che in questo Paese è ancora maggioranza.
Dobbiamo lottare per sconfiggerlo. Una lotta che passa anche da piccoli comportamenti: ogni volta che vediamo una critica ad una donna in quanto donna, anche se la riteniamo una nostra avversaria, dobbiamo fermarla e dire che è un attacco a tutte noi. Solo così possiamo far smettere di circolare quelle dosi quotidiane di veleno.
Io sono stata fortunata, nel mio percorso professionale ho avuto l’opportunità di incontrare uomini femministi, quello che li caratterizza tutti è una straordinaria intelligenza, rispetto e sensibilità che a me ha sempre lasciato emozioni forti, insieme a tanta ammirazione e stima. Auguro a tutte le donne di incontrare un femminista almeno una volta nella vita.
Sarà una strada lunga da percorrere, ma vinceremo, dipende da tutte e tutti noi, uomini e donne, persone di buona volontà.
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