Sui principali quotidiani europei oggi c’è un appello di 100 economisti per la cancellazione da parte della Banca Centrale Europea del debito che detiene, in cambio di investimenti pubblici. Costituirebbe il primo segnale forte della riconquista, da parte dell’ Europa, del proprio destino. In Italia, tra l’altro, lo pubblica Avvenire. La soluzione prospettata offrirebbe i mezzi per una ricostruzione ecologicamente sostenibile, ma anche per riparare la frattura sociale, economica e culturale dopo questa terribile crisi sanitaria La cifra è di 2.500 miliardi in tutto. Non vi è dubbio che l’ istituto di Francoforte possa permettersi una simile azione.
Bisogna dire che la Dottrina Sociale della Chiesa già indica le strade per uno sviluppo autentico e solidale. E non da oggi. Basti riprendere in mano un documento ricco di spunti come la Populorum Progressio di Paolo VI, addirittura del 1967. Certo era un’altra epoca: la fine del colonialismo portava speranze nuove per uno sviluppo equo e solidale… oggi vediamo che la situazione mondiale ha avuto tutt’altra evoluzione.
Però, per dire, i critici di Papa Francesco, quelli che lo trovano troppo sbilanciato sulla “questione sociale” e poco “teologico”, vadano a leggere o a rileggere, Paolo VI. Vi troveranno frasi non equivoche come: “La solidarietà mondiale, sempre più efficiente, deve consentire a tutti i popoli di divenire essi stessi gli artefici del loro destino. Il passato è stato troppo spesso contrassegnato da rapporti di forza tra nazione e nazione: venga finalmente il giorno in cui le relazioni internazionali portino il segno del rispetto vicendevole e dell’amicizia, dell’interdipendenza nella collaborazione, e della promozione comune sotto la responsabilità di ciascuno. I popoli più giovani e più deboli reclamano la parte attiva che loro spetta nella costruzione d’un mondo migliore, più rispettoso dei diritti e della vocazione di ciascuno. Il loro appello è legittimo: a ognuno d’intenderlo e di rispondervi”.
Oppure: “Certuni giudicheranno utopistiche siffatte speranze. Potrebbe darsi che il loro realismo pecchi per difetto, e ch’essi non abbiano percepito il dinamismo d’un mondo che vuol vivere più fraternamente, e che, malgrado le sue ignoranze, i suoi errori, e anche i suoi peccati, le sue ricadute nella barbarie e le sue lunghe divagazioni fuori della via della salvezza, si avvicina lentamente, anche senza rendersene conto, al suo Creatore. Questo cammino verso una crescita di umanità richiede sforzo e sacrificio: ma la stessa sofferenza, accettata per amore dei fratelli, è portatrice di progresso per tutta la famiglia umana. I cristiani sanno che l’unione al sacrificio del Salvatore contribuisce all’edificazione del corpo di Cristo nella sua pienezza: il popolo di Dio coadunato. (…) In questo cammino siamo tutti solidali. A tutti perciò abbiamo voluto ricordare la vastità del dramma e l’urgenza dell’opera da compiere. L’ora dell’azione è già suonata: la sopravvivenza di tanti bambini innocenti, l’accesso a una condizione umana di tante famiglie sventurate, la pace del mondo, l’avvenire della civiltà sono in gioco. A tutti gli uomini e a tutti i popoli di assumersi le loro responsabilità”.
Semplice, no? A patto di avere “buona volontà”!
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