Il 28 ottobre 1958, una fumata bianca. L’annuncio del nuovo Papa, si chiamerà Giovanni XXIII e lascerà un segno profondo nella storia. Sono tanti i momenti passati alla storia; dall’udienza concessa a Rada Chruščёva, figlia del segretario generale del PCUS Nikita Chruščëv all’intervento decisivo per risolvere la crisi di Cuba passando ovviamente per il Concilio Vaticano II. Ma c’è un episodio che è ancora vivo: il discorso della luna. Accadde la sera dell’apertura del Concilio e da lì, Papa Roncalli, mandò una carezza al mondo. Una carezza di cui tutti noi abbiamo bisogno in questi giorni difficili in cui siamo sospesi tra l’incubo di un nuovo lockdown e la paura di un nemico che non conosciamo e che è pronto a colpirci in qualsiasi momento. Mi piace pensare che la carezza di Giovanni XXIII possa arrivare anche ai tanti lavoratori in crisi: dai ristoratori a quelli del mondo dello spettacolo passando per i gestori di palestre.
Le carezza di Giovanni XXIII è la carezza di Francesco. Due personaggi in continuità straordinaria che hanno come punto in comune Assisi. Il primo, terziario francescano, decise di recarsi nella città di Francesco per una prima volta storica, il secondo ha Assisi come punto di riferimento. Bergoglio ha scelto Assisi per fare la storia; la firma dell’enciclica “Fratelli tutti” e, nel prossimo novembre, la partecipazione, in maniera virtuale, a The Economy of Francesco.
Sono le carezze di papi che confortano e donano speranza.
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