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Le aziende sono in grado di apprezzare gli eclettici?

Le aziende sono in grado di apprezzare gli eclettici?

TikTok è popolata da giovani uomini e donne che dispensano consigli su come farsi notare sui social network postando i propri contenuti. Il primo suggerimento è accaparrarsi una nicchia tematica e cercare di dominarla attraverso i propri contenuti. In altre parole bisogna sceglie un argomento, e uno specifico taglio su quell’argomento, e mantenersi fedele alla scelta nei secoli dei secoli, amen. Un esempio, se il tuo tema è il massaggio facciale (sì, esiste!) non puoi, di punto in bianco, parlare delle ricette della cucina thailandese, anche se sei un’autorità in entrambi i campi. Devi scegliere, altrimenti il tuo pubblico si destabilizza. Allo stesso modo, se sei il tipo che fa sempre polemica con tutti, non puoi, così di punto in bianco, trasformarti in una specie di Biancaneve, quando hai puntato tutto sull’identità della Regina Cattiva.

È perfettamente comprensibile. I social sono un grande minestrone e gli utenti tendono a confondersi e a lesinare la propria attenzione, altrimenti non riuscirebbero a sopravvivere al loro impatto. Ecco perché hanno bisogno di catalogare quello che vedono in cassetti ben etichettati e separati.

Mi chiedo però quale impatto sociologico avrà tutta questa specializzazione sulle figure che un tempo erano definite “eclettiche”, persone che hanno una capacità di spaziare tra vari argomenti e di eccellere in ognuno di questi.

Per il foglio mensile PRIMOPIANOSCALAc di Telos A&S abbiamo intervistato Emmanuele F.M. Emanuele, che non fatico a definire l’ultimo degli eclettici. Emanuele è il Presidente della Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e il Presidente Onorario della Fondazione Roma. E fin qui sembra facile. In realtà è anche professore universitario di diritto, avvocato… Ma è anche un filantropo, soprattutto nel settore della salute, mecenate nelle arti, sportivo eccetera, eccetera. Insomma tante cose.

Gli esperti in risorse umane consigliano di specializzare il proprio curriculum, se si vuole trovare lavoro. Un profilo così variegato spiazzerebbe qualsiasi reclutatore aziendale. Eppure l’eclettismo è stata la forza del genio italiano e, anche per essere bravi in uno specifico mestiere, è fondamentale avere una conoscenza poliedrica del mondo.

Mi domando se il rischio non sia di premiare la banalità, invece della profondità e dell’originalità. E me lo domando anche da professionista che più di una volta si è trovata a dover valutare candidati da assumere per il proprio studio professionale. Al di là di personaggi notevoli come Emmanuele, siamo in grado di apprezzare l’eclettismo? Oppure ci spaventa e, in fondo, ci crea solo problemi?

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