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Nuovi mestieri: da lobbista a Chief Political Officer

Nuovi mestieri: da lobbista a Chief Political Officer

In un mondo sempre più complesso, interconnesso e incerto, la dimensione politica non è più lo sfondo su cui si muovono le imprese, ma una delle variabili decisive del loro successo. Pandemia, conflitti internazionali, ondate di normativa “green”, nuove aspettative sociali: tutto questo entra nei bilanci, nelle filiere, nelle scelte strategiche. Da qui nasce l’idea di introdurre nel comitato esecutivo la figura del Chief Political Officer (CPO), un vertice aziendale capace di leggere e governare i rischi e le opportunità politiche.

Il CPO, però, non è un semplice “nuovo titolo”: è l’evoluzione naturale della tradizione del lobbying professionale. Porta dentro l’azienda la stessa conoscenza profonda dei processi decisionali, delle istituzioni e delle dinamiche politiche che da sempre caratterizza il lavoro del lobbista, ma la colloca in una posizione diversa: diventa architetto strategico, seduto al tavolo del CEO, integrando la dimensione politica nel cuore del business. Il suo compito non è più solo presidiare le sedi decisionali esterne, ma tradurre le dinamiche politiche in scelte industriali, di investimento e di posizionamento competitivo.

Spesso le imprese pensano che bastino le funzioni degli uffici legale, compliance e comunicazione per “gestire” la politica. Oggi non è più così. Le regole non si subiscono soltanto: si anticipano, si interpretano, si contribuisce a modellarle. La competenza del lobbista – quella di conoscere istituzioni, amministrazioni, partiti, opinioni pubbliche, processi normativi – diventa la base su cui si costruisce il profilo del CPO. Con una differenza fondamentale: mentre il lobbista d’antan lavorava prevalentemente sul versante esterno, il CPO agisce anche e soprattutto all’interno, educando il management, coordinando tutte le funzioni esterne e garantendo coerenza tra ciò che l’azienda dice e ciò che l’azienda fa.

In definitiva, il CPO è il punto di arrivo di un percorso di maturità politica dell’impresa e rappresenta la forma più evoluta e integrata di quella competenza che il lobbying ha sviluppato negli anni. La lobby, per definizione, deve essere un’attività trasparente, competente e responsabile, utile a rappresentare interessi legittimi all’interno dei processi decisionali.

È proprio questa capacità di analisi, ascolto e interpretazione dei contesti che alimenta il lavoro del CPO e consente alle imprese di fare buona politica e buon business, allineando interesse pubblico e interesse aziendale in una visione di lungo periodo.

 

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