Lo so che quanto accaduto a Paderno Dugnano non ha nulla a che fare con il femminicidio di Giulia Cecchettin, però c’è un drammatico fil rouge che unisce queste tragedie che è la totale imprevedibilità degli eventi apparentemente riconducibili a “bravi ragazzi”, “normali” come piace dire in gergo comune nella “normalità” di famiglie della provincia italiana.
Lì dove ci si “conosce un po’ tutti”, dove l’equivalenza “genitori perbene – figli perbene” è presunta e fondata, dove nella via ci si incrocia quotidianamente o nella ricerca di un parcheggio, nella passeggiatina serale del cagnolino o per buttare la spazzatura.
Queste normalità vengono deflagrate da un elemento imprevedibile, la follia che arma la mano di un giovane assassino che stermina la propria famiglia perché oppresso.
A ben vedere, la sindrome da “soffocamento parentale” è cosa che chiunque adolescente ha senz’altro vissuto: chi non ha litigato con i propri genitori per restare mezz’ora in più fuori la sera, per più tempo alla playstation, per avere i vestiti griffati, per tingersi i capelli di verde o farsi quel pearcing che hanno tutti.
Nel caso dell’imprevedibilità assassina di Filippo Turetta, ex fidanzato della Cecchettin, molti si sono scagliati violentemente in giudizio contro i suoi genitori apparentemente troppo indifferenti alle derive esternate del figlio lì comunque dove il processo deve ancora celebrarsi per poter parlare con chiarezza di colpe, anche sol’altro morali, di terzi.
Nel caso di Paderno Dugnanolo, lo sbigottimento pubblico grazierà invece senz’altro questi poveri genitori puniti dal figlio fino ad una morte violenta e atroce ma il quesito sotteso comunque resterà: com’è stato possibile tutto ciò?
Forse non troveremo mai una risposta a questa domanda ma forse potremo almeno smetterla di stupirci: che i nostri giovani non stiano bene è cosa che Associazioni, Psicologi e media ribadiscono ogni giorno soprattutto dopo il periodo Pandemico.
A loro noi adulti dobbiamo tornare, dare la priorità, rioccuparci con dedizione scolastica e familiare, accorrere per calmare istinti e sviluppi repressi per troppo tempo e sfocianti in violenza, rabbia repressa, affermazione deviata che spacca l’indifferenza sociale generale che solitamente li attornia.
Fisso lo sguardo generale sociale e politico sulle dinamiche over cinquantenni, i giovanissimi sono dei fantasmi assenti dal dibattito pubblico, dall’attenzione nel mondo del lavoro, trattati da bamboccioni, perdenti nella morsa del confronto generazionale, chiusi nelle loro camere e lasciati soli a imparare la vita con il loro telefonino.
E invece i ragazzi hanno bisogno dei grandi, della loro guida, di sollievo, consolazione, incoraggiamento e sollievo.
E’ proprio arrivato il momento di accantonare un po’ gli hobby e la frenetica corsa adulta al potere e tornare di più a loro. Ai ragazzi. Ai nostri figli.
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