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Temptation Island 2024: tra programma e terapia di gruppo

Avvocato, Giornalista Pubblicista e Presidente "Consiglio per la Parità di Genere"
Temptation Island 2024: tra programma e terapia di gruppo

Non avrei mai pensato di dovermi soffermare sul programma televisivo Temptation Island (giovedì, ore 21, canale 5), ma, a quanto pare, è necessario spendere due parole.

Se infatti questa trasmissione già ripetuta in passato, figlia della scuderia di Maria de Filippi, è sempre stata annoverata tra il peggiore trash mediatico per le carrellate di nudità, volgarità e bassezze verbali  che mostra, quest’anno sta dando luogo a qualcosa di socialmente interessante (o quantomeno, quest’anno l’ho colto).

Per chi non ne conoscesse la traccia un rapido sunto: coppie già in crisi vengono separate in due villaggi turistici animati, rispettivamente, da single uomini e donne molto procaci e seduttivi. Ed il gioco sta proprio in questo: resisteranno i fidanzati divisi alle provocazioni dei tentatori? Ad animare il programma ci sono poi video “rubati” che mostrano, all’interessato e ad agli altri partecipanti, le proprie dolci metà nelle eventuali effusioni e da qui lacrime e recriminazioni.

Le coppie scelte sono quasi sempre meridionali (più notoriamente inclini allo show) e ricalcano quello che comunemente verrebbe definito il prototipo della “coppia tossica”: chi ammorbata dalla gelosia, chi  dai tradimenti etc. e dove, in tutti i casi, c’è una prevaricazione dannosa di uno sull’altro. Così come anche le dinamiche sono quasi sempre le stesse: i fidanzati uomini si divertono maggiormente salvo poi arrabbiarsi se lo stesso fanno le proprie fidanzate.

Per quanto la mano degli autori si fa ben sentire, in primis Raffaella Mennoia già molto conosciuta fra i seguaci della De Filippi, pare credibile che molta della farina messa (vera o verosimile) sia propria del sacco dei giovani fidanzati che il telespettatore vorrebbe annoverare come trash appunto e così prenderne le distanze ma, a ben vedere, le storie comuni non sono poi così tanto diverse, solo con più perbenismo, (ipocrisia) e privacy.

Come si diceva, quest’anno Temptation Island ha mosso in molti telespettatori qualcosa in più: viene infatti mostrato, e con una certa frequenza, il dibattito che si innesca tra i fidanzati uomini dopo aver sbirciato le confidenze delle proprie fidanzate (che sovente raccontano di subire dai propri compagni il divieto di non poter uscire, di non potersi vestire bene, di non poter parlare con altre persone, di non essere apprezzate, di non poter lavorare, etc), dove poi l’uno sgrida l’altro.

La scena a cui si assiste è questa: il fidanzato violento riprende quello indifferente perché non valorizza la propria donna e in cambio quello indifferente tuona contro la sua violenza. Il latin lover, apprezzando la bellezza della fidanzata del geloso che non la fa mai uscire di casa da sola, la esalta con abbondanza incoraggiando il geloso a fare lo stesso per non perderla e via di seguito. Uno su l’altro, o uno per l’altro, in una sorta di terapia di gruppo per maschi problematici incastrati, loro stessi, in limiti educativi, formativi o derivanti da qualche evento traumatico.

Pare intravvedere che quando gli uomini si confrontano con altri uomini, effettivamente fra loro si ascoltano, si consigliano e si migliorano (o almeno ci provano). Lì dove anni di relazione non arriva a farne maturare, insomma, il programma mostra (senza pretesa alcuna) una sorta di esperimento sociale che fa cadere tanti tabù partendo dal diffuso vizio di non raccontarsi con sincerità per costrizione in un’educazione maschile che ancora volge alla  riservatezza assoluta dell’uomo che comunemente non si manifesta (e peggio ancora, in caso di bisogno, non chiede aiuto).

Se tutto questo offre spunti preziosi di riflessione per quello che dovrebbe essere “l’educazione di genere” tanto dei giovani uomini e tanto “l’educazione riabilitativa” degli adulti, non si può dire di altrettanto costruttivo per quanto emerge dal villaggio delle fidanzate.

Loro subiscono uomini (evidentemente) irrisolti con la costante ostinazione di cambiarli in una sorta di accanimento terapeutico che più che evidenziare le falle dei propri fidanzati, ne mostra le loro, quelle femminili di donne che pretendono amore e rispetto (così come loro lo intendono e vogliono) dal malcapitato di turno.

Delirio di onnipotenza pericolosissimo.

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