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Thierry Cretin: l’ex pm francese che ha conosciuto il sistema ad orologeria italiano

Thierry Cretin: l’ex pm francese che ha conosciuto il sistema ad orologeria italiano

Thierry Cretin è stato un PM francese, che in Italia si sarebbe chiamato “magistrato d’assalto”. “Oggi è martedì grasso. Tuttavia, non vorrei avanzare mascherato”, dichiarava alla stampa nel marzo del 1995, quando era procuratore della repubblica a Lione, e chiedeva la condanna con una requisitoria di quasi sette ore, che ne sanciva la fine delle ambizioni da Presidente della Repubblica, di Michel Noir, il potente sindaco gollista della città. “Ho avuto alcune preoccupazioni quando ho intrapreso la revisione di questo dossier. Quando ho chiuso il coperchio della scatola, le mie preoccupazioni si erano placate: questo dossier era terrificante, questo dossier era travolgente. Era la strana mescolanza di soldi facili, politica e media”, spiegò Thierry Cretin a Liberation. Precisando il suo metodo di procuratore che parla solo in Tribunale: “Preferisco il fatto al commento, l’analisi del diritto“. Il tribunale, i dodici imputati, il pubblico erano avvertiti. E fu non sola la fine della carriera politica del sindaco di Lione, ma anche uno smacco per altri personaggi pubblici francesi finiti nell’inchiesta, come Charles Giscard d’Estaing, nipote dell’ex Presidente della Repubblica.

Cretin, autore di un celebre libro sulle mafie, tradotto in diverse lingue, è stato per molti anni alla Commissione Europea, Capo Unità prima e Direttore poi delle indagini dell’Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode (OLAF). Fino a quando, nel 2011, al posto del Procuratore tedesco, Franz-Hermann Bruener, deceduto dopo una breve malattia, arrivò il successore. Thierry Cretin, per la sua grande esperienza, la sua assoluta indipendenza, l’equilibrio ed il rigore sereno, era considerato il successore naturale di Bruener. Era stimato da tutti i servizi investigativi europei, ma anche dai suoi investigatori e dalla maggioranza dei funzionari dell’OLAF.

Va però segnalato che Bruener, cui Cretin era sempre stato legato da un grande rapporto di stima reciproca, non aveva avuto un ottimo rapporto con il Comitato di Sorveglianza dell’OLAF, tra i cui membri vi era stato, anche come Presidente, l’ex numero uno della potente ANM (l’Associazione Nazionale Magistrati), Edmondo Bruti Liberati, prima che diventasse Procuratore della Repubblica di Milano.

E la Commissione Controllo Bilancio del Parlamento Europeo, che aveva un peso enorme nella nomina del capo dell’OLAF, era presieduta dall’ex magistrato italiano, ed oggi sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, col quale Bruener nel 2007 ebbe pubblicamente da dire a causa di alcune fughe di notizie e speculazioni mediatiche  su un’inchiesta su presunte frodi ai fondi europei, della quale era responsabile alla Procura della Repubblica di Catanzaro, ed alla quale l’OLAF aveva fornito la propria collaborazione. Bruener scrisse una infuocata lettera di protesta al Ministro della Giustizia, e pretese la pubblicazione di un comunicato stampa congiunto OLAF e Commissione Europea contro le per lui inammissibili speculazioni stampa, che allora non si chiamavano ancora fake news. Ma in quella stessa Commissione Controllo Bilancio c’era anche l’eurodeputata Sonia Alfano, all’epoca appartenente all’Italia dei Valori dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che nelle audizioni pubbliche dei candidati al vertice dell’OLAF, del 26 ottobre del 2010, diede un determinante contributo a chi preferiva a Cretin un altro magistrato, guarda caso italiano, ed ex deputato del Pd: Giovanni Kessler. E per Thierry Cretin, ma anche per tutti coloro che erano stati leali a lui e all’OLAF di Franz-Hermann Bruener, venne sancita la fine della carriera all’Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode. E dovettero cercarsi un altro posto, a seguito di azioni di mobbing strisciante, se non di vere e proprie epurazioni. E chi scrive ne sa più di qualcosa.

Ricordo benissimo che Sonia Alfano, entrata in aula durante l’audizione pubblica come candidato di Cretin, chiese la parola, per porre le sue domande iscritte in agenda, al Presidente della Commissione Controllo Bilancio del Parlamento, Luigi De Magistris. E furono due, brevi e precise, lette su un foglietto, prima di abbandonare di fretta l’aula, se il ricordo non mi inganna, senza neppure ascoltare la risposta.

La prima era se fosse vero che Cretin si trovasse sotto inchiesta per un’accusa di mobbing nei confronti di “un ufficiale della Guardia di Finanza”. Cretin rispose che effettivamente era stato oggetto di un reclamo per presunto mobbing da parte di “uno dei suoi agenti dell’OLAF”, e che questa denuncia era in corso di esame dal mese di luglio da parte del servizio di mediazione della Commissione Europea, le cui conclusioni non erano ancora note (al momento dell’audizione).

La seconda domanda era se appartenesse ad una “associazione dei magistrati”, senza fornire ulteriori dettagli. Cretin rispose che era stato membro di un’”associazione di magistrati” ma che non versava più i contributi a quell’associazione da diversi anni, perché non ne faceva più parte.

Queste due domande, a molti di coloro che hanno assistito come me all’audizione, apparvero subito come le fucilate di un plotone d’esecuzione. Perché la stampa ed i resoconti parlamentari – che stranamente oggi non si trovano più on line – misero subito in evidenza proprio queste due domande di SoniaAlfano.

Poco importò – facendo molto pensare a molti alle tecniche di orologeria tipicamente italiane – che la presunta accusa di mobbing venne archiviata solo qualche settimana dopo, perché considerata del tutto infondata, dal Servizio di Mediazione della Commissione Europea. Perché in ogni caso quell’ombra gettata durante l’audizione pubblica costò a Cretin il posto di Direttore Generale dell’OLAF.

Nessuno obiettò neppure che, a parte la palese infondatezza delle accuse, il Direttore Generale facente funzioni dell’OLAF, un inglese che era si era pure candidato al posto di Direttore generale, e che partecipò come Cretin all’audizione pubblica, notoriamente non era simpatizzante del suo concorrente interno e collega francese. Che temeva molto, lui che era un semplice funzionario del Tesoro britannico, per la sua incomparabile esperienza investigativa. Come non era stato simpatizzante neppure di Franz Hermann Bruener, al punto che la moglie del procuratore tedesco, alla cerimonia funebre della Commissione Europea, rifiutò di averlo al suo fianco, nonostante fosse stato il vice ed il successore facente funzioni del marito scomparso. Ma neppure nessuno si insospettì del fatto che nel luglio precedente, in piena procedura di selezione per il posto di Direttore Generale, l’inglese si sentì preso dallo zelo di dover investire il servizio del Mediatore della Commissione Europea delle accuse, poi risultate palesemente infondate, contro il suo concorrente interno. La denuncia si rivelò infatti una montagna di accuse false e pretestuose, che Cretin smantellò facilmente, punto per punto, dimostrandone il carattere palesemente stravagante. La conclusione ufficiale del servizio di mediazione, ancorché dopo il forse un po’ troppo lungo tempo – qualche mese – necessario ad effettuare l’inchiesta, fu che l’accusa contro Cretin non solo era assolutamente infondata, ma che era anche palesemente legata alla procedura di nomina del Direttore Generale dell’OLAF. Ma tale decisione giunse troppo tardi. Perché nel frattempo il successore di Bruener era stato già scelto. Ed era, guarda il caso, un altro magistrato italiano, oltre che ex parlamentare del PD. Quindi troppo tardi perché la sorte di Cretin non fosse già segnata, ed iscritto come secondo nella lista di merito della Commissione Parlamentare presieduta dall’attuale Sindaco di Napoli. E a nulla era servito che, come nessuno poteva dubitare, avesse scalzato l’inglese, il quale in ogni caso avrebbe preferito un outsider, come il magistrato ed ex politico italiano, piuttosto che trovarsi subordinato al suo concorrente interno, che troppo bene conosceva l’Ufficio ed il suo mestiere.

Nemmeno la seconda domanda di Sonia Alfano, a molti, non solo a Cretin, parve innocente. E merita essere pertanto essere ricordata. Perché era riferita all’Association Professionnelle des Magistrats, che negli anni ’90 si era opposta con forza a quelli che considerava come abusi del Syndicat de la Magistrature (una sorta di Magistratura Democratica, con la quale alcuni magistrati italiani, anche molto vicini all’OLAF, mantenevano strettissimi contatti, anche di tipo personale) e alle sue idee in materia di giustizia. E all’epoca il presidente di questa associazione, di cui Cretin non faceva più parte da anni, era stato accusato di alcuni commenti considerati antisemiti.

Nessuno tolse quindi dalla testa di Thierry Cretin che l’obiettivo della domanda che qualcuno aveva suggerito a Sonia Alfano era quello di lanciare un’insinuazione di antisemitismo nei suoi confronti. Infatti, nei giorni che seguirono (anche se qualche mese dopo sparirono misteriosamente dal Web, e persino dai resoconti parlamentari on line del Parlamento Europeo) Cretin trovò su Internet alcune dichiarazioni che andavano proprio in questa direzione.

Nonostante un’esperienza che ha lasciato un sapore amaro, Thierry Cretin non ha mai perso il suo modo ironico, ma determinato, di affrontare anche situazioni complicate della sua lunga vita professionale. Con spirito da autentico cacciatore, nel suo tempo libero come nella sua attività professionale. Non ha neppure perso il suo modo, rigoroso e preciso, da appassionato costruttore di coltelli artigianali, da uomo giusto e da Magistrato con la emme maiuscola, di valutare il sistema della giustizia. Compreso il modo variegato di agire dei singoli magistrati. In Francia, ma anche in Italia.

Ragione per la quale l’ho intervistato su qualche tema della giustizia italiana.

(1. continua)

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