Trentaduemila uomini guardavano, condividevano e commentavano in maniera spinta immagini delle proprie mogli nude. In un gruppo pubblico su Facebook. Questa la notizia che ha più invaso l’opinione pubblica questa settimana e che continua a svelare retroscena vergognosi come il ritardo della piattaforma social a bloccarne i contenuti o l’alto numero di partecipanti che ne partecipavano addirittura palesati, non in anonimato ma tronfi, orgogliosi.
Una sorta di pornografia di gruppo (fatta senza il consenso delle mogli) con linguaggi pornografici maschili e prevaricatori. Un voyerismo misto a delirio di onnipotenza che ha stigmatizzato il corpo della donna come strumento volto solo a dar piacere sessuale. Una vergognosa messinscena di occhi avidi che si posavano su mogli, madri di famiglia, donne affidate alla custodia di quegli stessi uomini. Una dinamica non molto distante dalla cattiva abitudine, certo non nuova, di raccontare dettagli intimi della propria compagna, o ex compagna, agli amici o comunque a terzi, solo che ora è accompagnata dall’aggravante delle immagini.
Esistono davvero uomini così? Sì e sono sempre esistiti. La vera novità è che se sino a ieri il tutto veniva rubricato come “ragazzata”, ora esistono conseguenze penali che è giusto marchino indelebilmente i colpevoli perché questa è di fatto violenza a scopo sessuale, indecente come altri crimini già deprecabili innanzi alla morale pubblica. Ecco, lei, la morale pubblica, secondo voi, se fosse stata così incorruttibile e condivisa come oggi tutti paiono professare gridando alla “vergogna”, davvero tanti avventori della chat si sarebbero lasciati addirittura a volto scoperto?
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