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Voglia di un’area moderata

Avvocato e scrittore
Voglia di un’area moderata

Mentre l’agenda della politica italiana sfoglia pigramente le sue pagine di fine luglio tra le amenità di maniera, provenienti dalle forze di governo, e i banali chiaro-scuri di quei partiti che credono di fare l’opposizione dura e pura, abbiamo ancora negli occhi i risultati delle elezioni regionali del Molise.
Nulla di nuovo sotto il sole, si badi bene, la marcia trionfale della destra molisana fa il paio con quelle di qualche mese prima sfilate a Via dei Fori Imperiali a Roma e a Piazza del Duomo a Milano.
Ma non sono le grida di gioia dei vincitori o quelle rabbiose e di dolore degli sconfitti a continuare a ritornarci alla mente, piuttosto qualche altro dato.
E già perché, al di là dei soliti conteggi da quaderno a quadretti per stabilire quanti seggi prendeva chi o cosa (unica preoccupazione di candidati e partiti politici), in tutte e tre le consultazioni elettorali c’è stata una grandissima maggioranza, sempre più crescente, sempre più larga, talmente grande da risultare schiacciante così come è culminata con il dato del Molise.
Il 52,1% non ha votato. Un non partito che se fosse partito sarebbe assolutista totale.
Strabiliante.
Ormai quella dell’astensione è divenuta una tendenza consolidata eppure, ed è quello che fa veramente specie, a nessuno interessa.
Un menefreghismo di maniera, quello della politica divisa tra gli entusiasmi dei vincitori e i lai degli sconfitti, che francamente stupisce.
Stupisce non solo che non ci sia nessuno che si chieda quale possa essere la natura, la genesi del fenomeno, ma fa ancor più stupore che non ci sia nessuno che se ne accorga o, peggio ancora, finga