Nel dibattito sulla fornitura di armamenti all’Ucraina, abbiamo chiesto a Elisabetta Trenta, ex ministro della Difesa, e a Ludovico Seppili, esponente di Fi Giovani, se sia stato giusto o meno dare a Kiev bombe a grappolo. Trenta è contraria, mentre Seppili è a favore di questa decisione presa dagli Stati Uniti.

Qui di seguito, l’opinione di Ludovico Seppilli.

Prima di domandarsi se sia giusto dare all’Ucraina le bombe a grappolo è opportuno sottolineare la totale assenza di indignazione da parte di chi oggi si lancia in invettive pacifiste quando, ad aprile 2022, la Russia colpì con missili e bombe a grappolo la stazione di Kramatorsk, facendo una strage di civili. Russia che dal giorno uno di questo conflitto fa un intenso uso di questo strumento, nel silenzio generale di chi oggi di colpo si infiamma per la scelta degli Stati Uniti di dare all’esercito ucraino questo tipo di ordigni.

Una scelta che porta con sé due domande. Prima di tutto: è legittimo? Nonostante come sempre proliferino i diffusori di fake-news, non possono esserci dubbi su questo aspetto. La Convenzione di Oslo che nel 2003 ha vietato la produzione, il commercio e l’utilizzo di bombe a grappolo è stata siglata da 123 Stati, ma non da Ucraina e Russia. Le due parti in causa in questo conflitto non hanno quindi mai preso alcun impegno giuridico rispetto al non utilizzo di questa tipologia di armamento. Così come quella Convenzione non è stata siglata nemmeno dagli Stati Uniti, che nel caso specifico sono lo Stato che ha cominciato a fornire all’esercito ucraino le discusse “cluster munitions”. Si può discutere a livello morale sull’opportunità di utilizzarle? Certo, ci mancherebbe. Ma dire che sia una “violazione di Oslo” è un ragionamento del tutto fallace, stante appunto la non presenza delle firme di Ucraina e Russia su quel trattato. Se la firma di un trattato tra Stati rappresentasse un obbligo legale anche per chi quel trattato non lo sigla, saremmo ad una nuova frontiera del surrealismo.

Comprensibile forse per Orsini e Travaglio, meno per chi i libri di diritto li ha realmente studiati e magari addirittura compresi. Inoltre anche volendo rifarsi alla Convenzione di Oslo, leggendo attentamente il trattato si scoprirebbe che la stessa Convenzione prevede un’eccezione di legittimità: se la bomba a grappolo è dotata di un sistema autodistruttivo o disattivante, che risolve così il principale elemento per cui queste bombe sono tanto discusse, ossia la creazione di residuati inesplosi ma ancora letali. Il Dipartimento di Stato USA ha fornito prove e rassicurazioni sul fatto che gli stock di bombe a grappolo inviate in Ucraina sono proprio di questa tipologia, con sistema disattivante ed autodistruttivo.

Sgomberato il campo dal tema legittimità si-legittimità no, sorge la seconda e più difficile domanda: è giusto? Per rispondere serve interrogarsi su quale finalità si sta perseguendo nel rifornire l’esercito ucraino di armamenti. Il che ha una risposta, nella sua complessità, molto semplice: mettere l’Ucraina in condizione di ottenere una pace che non passi dalla rinuncia alla propria integrità territoriale, al proprio diritto di esistere o alla propria libertà. Senza le armi che la NATO ha inviato in Ucraina, oggi non ci sarebbe più l’Ucraina. Non è un’opinione, ma un dato di fatto. Non stiamo inviando armi perché godiamo del conflitto, perché vogliamo conquistare la Russia o perché stiamo partecipando ad una gara a chi è più forte. Stiamo inviando armi perché uno Stato, la Russia di Putin, ha contro ogni principio del diritto internazionale invaso un altro Stato sovrano, con annessa macelleria di civili. E perché in una comunità di democrazie questo rappresenta un imperativo morale, ma ancor più strategico, ad intervenire per mettere lo Stato invaso nelle condizioni di stare di fronte allo Stato invasore in una posizione se non di forza quantomeno di pari. Chiarito questo e dismesse le teorie del complotto NATO anti-Putin, diventa facile darsi quella risposta. Serve inviare qualunque armamento necessario per raggiungere l’obiettivo di riequilibro delle forze in campo e costringere la Russia all’unico gesto che porterà alla pace: smettere di attaccare. Le bombe a grappolo potranno giocare un ruolo decisivo nell’indebolire le linee russe, contribuendo a sfondare le trincee in cui sono attualmente arroccate e obbligando la fanteria russa a retrocedere. Trincee che sono complesse da raggiungere in altro modo stante il massiccio utilizzo di mine (quelle sì, strumento realmente barbaro) fatto dall’esercito russo nelle aree circostanti.

C’è uno Stato che combatte per cancellare dalle mappe un altro Stato. E c’è uno Stato che combatte per la propria libertà. Non saranno mai sullo stesso piano. Ognuna delle bombe a grappolo che sarà lanciata dalle forze ucraine non sarebbe mai nemmeno stata innescata se a febbraio 2022 Vladimir Putin non avesse deciso di riportare la Russia al pieno dell’imperialismo di stampo sovietico. Questa è l’unico, inconfutabile, fatto per cui indignarsi.

 

Ludovico Seppilli

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