Dopo Luigi Di Maio un altro ex 5 Stelle, in questo caso più fedele alla linea grillina ma non candidabile alle scorse elezioni del 25 settembre per il noto vincolo del doppio mandato, trova una nuova poltrona.
Non di rilievo internazionale come quella di inviato speciale dell’Europea nel Golfo Persico, come nel caso di Di Maio, ma neanche da sottovalutare: l’ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, Guardasigilli nei primi due governi Conte, quello gialloverde e poi quello giallorosso, è uno dei due membri del consiglio di presidenza della Giustizia tributaria assieme a Carolina Lussana.
Nomi che sono arrivati tramite il voto dei deputati. La Camera ha eletto questa i membri laici di sua competenza dei Consigli di presidenza della Giustizia amministrativa, della Corte dei Conti e della Giustizia Tributaria: nomine arrivate in base agli accordi tra maggioranza e parte delle opposizioni, ma come sempre non sono mancate polemiche.
Tornando ai nomi, detto di Bonafede e Lussana, eletta in quota Lega, le altre preferenze sono convogliate per il consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa su Eva Sonia Sala e Francesco Urraro (Lega), mentre per il consiglio di presidenza della Corte dei conti su Filippo Vari e Vito Mormando.
Per l’elezione dei membri laici dei consigli di presidenza della giustizia amministrativa, della Corte dei Conti e della giustizia tributaria era richiesta la maggioranza assoluta, ovvero almeno 201 schede a favore. Questo quindi l’esito delle votazioni reso noto dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli: Eva Sonia Sala 254 voti, Filippo Var, 253 voti, Francesco Urraro 252 voti, Vito Mormando 250 voti, Carolina Lussana 248 voti, Alfonso Bonafede 210 voti.
Alla votazione non hanno partecipato i deputati del Partito Democratico in segno di protesta contro l’accordo tra M5s e i partiti di destra che ha portato all’elezione dell’ex Guardasigilli Bonafede al consiglio di presidenza della giustizia tributaria insieme alla leghista Lussana.
La capogruppo Dem Chiara Braga ha denunciato la “totale violazione della parità di genere: solo due donne su sei componenti da eleggere”. C’è invece chi, come vicesegretario di Azione Enrico Costa, fa notare le stranezze del voto: “Questa bizzarra maggioranza. Ieri non trovava 200 voti per il Def, oggi garantisce ben 210 preferenze per eleggere Alfonso Bonafede nel Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria“.
Sulla stessa linea del Partito Democratico anche i deputati di AVS, l’Alleanza Verdi-Sinistra. La capogruppo Luana Zanella prima del voto aveva annunciato l’astensione perché “nonostante ripetuti tentativi dell’opposizione di costruire una mediazione accettabile, la maggioranza, forte della predominanza numerica, è andata avanti per la sua strada senza rispettare l’equa rappresentanza delle opposizioni. Inoltre, non è tollerabile il vulnus di non rispettare la parità di genere“.
