Da nobile obiettivo di inclusività ad un nuovo bonus truffa. È la fine che sta facendo l’incentivo per rimuovere le barriere architettoniche, che partito con paletti fin troppo restrittivi ora rischia di diventare un lasciapassare per finanziare gli interventi più disparati con pochissimi requisiti, come un bagno nuovo di zecca o una nuova doccia al posto della vasca.
La probabilità che il bonus ricalchi le orme dei suoi predecessori è alta: “Dopo le voragini finanziarie e le truffe legate al Superbonus, quello riservato alle barriere architettoniche non può diventare l’ennesima occasione per mandare in fumo le risorse dello Stato e favorire i furbetti – ha dichiarato oggi la senatrice di Italia Viva Raffaella Paita-, deve essere uno strumento destinato a favorire la mobilità e l’accessibilità a persone che su questo versante patiscono difficoltà”.
“Si tratta di un bonus – continua a spiegare – che si affianca a quello già previsto dal 2011, al 50%, introdotto con la legge di Bilancio 2020 del governo Conte ma sostanzialmente snaturato. Porta la detrazione al 75%, ma i requisiti per ottenerlo sono stati resi talmente generici che a beneficiarne sono state anche persone che non potrebbero”.
Davanti a questa ‘falla’ normativa, l’Agenzia delle entrate ha approvato una circolare che non è ancora tuttavia sufficiente a limitare i casi di utilizzo improprio, per questo la senatrice è pronta ad intervenire: “Presenterò un’interrogazione, chiedendo all’Agenzia delle entrate di fare chiarezza sui requisiti in modo tale che a poterlo utilizzare siano solo le persone che hanno una reale necessità di abbattere delle barriere architettoniche”, conclude Paita, in attesa che il governo e la ministra Locatelli, titolare del dicastero per le disabilità, forniscano ulteriori chiarimenti.
