Bruxelles allo studio una nuova governance dell’Unione Europea allargata: addio ai veti e più poteri a Parlamento e Commissione

È possibile in un’epoca di sovranismi crescenti provare a pensare un’Europa più in grande, con una democrazia più forte e più decidente? È una pia illusione di pochi o una legittima audacia di figli sognatori che vogliono provare a portare più in alto la fiamma europea che i padri fondatori hanno loro assegnato?

A pensare che sia possibile è un gruppo parlamentari uscenti di diversi gruppi parlamentari, guidato dall’esponente belga di Renew Europe Guy Verhofstadt, che in questi giorni in una Bruxelles che si deve ancora riprendere dalla pausa estiva sta facendo circolare una proposta che qualcuno definisce come “un gatto tra i piccioni”, una idea provocatoria per sparigliare le carte. L’argomento è la governance dell’Unione e nel caso in cui venga accettata modificherebbe radicalmente il modo con cui Bruxelles funziona: bye bye veti nazionali sulle proposte, sì a maggioranze qualificate del Consiglio, più poteri a Commissione e Parlamento (che diventerebbe centrale nella scelta del governo dell’Unione). La proposta, a quanto si apprende, prevede anche una competenza esclusiva europea sulle questioni ambientali e una competenza condivisa tra UE e nazioni su quasi tutte le altre materie. Insomma, un deciso passo avanti verso gli Stati Uniti d’Europa.

L’elefante nella stanza di tutta questa discussione è la questione dell’allargamento dell’Europa, che presto si porrà se si procederà con l’ingresso dei molti Paesi balcanici che da tempo sono pronti per entrare compresi i due ultimi candidati, Ucraina (quando la guerra finirà) e Moldavia. Ed è il punto che ha citato il presidente Macron nel suo intervento di giorni fa, quando ha fatto sommessamente notare che un’Europa a 32 o a 35 sarebbe infinitamente meno governabile dell’attuale a 27, con le attuali regole.

Il presidente francese ha parlato di un’Europa a due velocità, la bozza che sta circolando a Bruxelles e che sarà presentata a settembre fa un passo avanti delineando un’Unione che assomiglia di più a una federazione che all’ibrido attuale e lo stesso Partito Democratico Europeo (con tutta Renew Europe, in realtà) nel manifesto che sarà a breve presentato insiste per un’Europa più federalista: in ogni caso, tutti danno per scontato che se si vuole allargare, va riscritto il trattato che regola il funzionamento delle istituzioni europee.

Nella stessa direzione si muove a Bruxelles chi sta tentando, in vista delle prossime elezioni europee, di prevedere liste transnazionali: nella sostanza la proposta, già approvata dal Parlamento e da (troppo) tempo in attesa di essere discussa dal consiglio, prevede che gli elettori di ciascun Paese, oltre a votare il proprio partito nazionale, possano eleggere su base europea un numero piccolo ma significativo di parlamentari di una circoscrizione transnazionale. Sebbene ci siano resistenze, non è escluso che il colpo di mano agli europeisti incalliti riesca nel prossimo autunno, tanto più che la presidenza spagnola sostiene la proposta.

Più sogni, più lontano arriverai, diceva un grande nuotatore olimpionico. Nel grande stadio del nuoto di Bruxelles, c’è ancora chi sogna in grande. Per vedere il punto di caduta, non resta che attendere. E sperare.