Camilla Marianera, 31enne accusata di essere la ‘talpa’ all’interno del tribunale di Roma che avrebbe rivenduto informazioni anche a componenti del clan dei Casamonica, riusciva a penetrare i segreti delle indagini in Procura. Il 6 gennaio come membro dello staff dell’assessore capitolino Monica Lucarelli, ascoltava e riferiva notizie sulle indagini a carico dei Casamonica durante una riunione in Prefettura.
Stanno emegendo nuovi retroscena dopo il suo arresto assieme al fidanzato, avvenuto nel giorno di San Valentino. La 27enne è ora in carcere con l’accusa di corruzione per essersi fatta vettore di tangenti ad un funzionario dell’ufficio intercettazioni della Procura: 300 euro per ogni informazione spifferata su indagini in corso, utenze intercettate, microspie nelle auto.
Laureata in Giurisprudenza all’Unicusano, commessa in negozi di abbigliamento, collaboratrice della sorella nutrizionista, sembrava fosse una ragazza ingenua usata per interessi ben più grandi di lei. Ma i dettagli degli accertamenti del Nucleo investigativo dei carabinieri, nelle indagini condotte dai pm Giulia Guccione e Francesco Cascini, hanno fatto emergere un personaggio diverso, che di quel sistema era il centro e il motore, assieme al fidanzato, Jacopo De Vivo, 29 anni, figlio di ‘Peppone’, uno dei fondatori dei Fedayn nella curva Sud romanista ma con amicizie trasversali nella tifoseria laziale (su tutti, Fabrizio Piscitelli ‘Diabolik’) e nell’estrema destra.
La scoperta del traffico di informazioni nasce perché un amico di De Vivo sotto intercettazione per droga chiede alla coppia notizie su sua moglie Mafalda Casamonica, figlia di uno dei capi del clan sinti, Giuseppe. Lo schema, a quanto emerge vedrebbe quindi De Vivo come procacciatore di clienti in questo ambiente, e Marianera a esaudire le loro richieste grazie ai contatti maturati nel suo anno e mezzo di praticantato.
Iscritta all’albo dei praticanti di Paola, Camilla Marianera ha sostenuto l’esame a Catanzaro senza però superare il secondo orale. Il ricordo che hanno di lei i colleghi di allora e i membri dello staff dell’assessore (dove entra a dicembre su «segnalazione» di un funzionario del Comune con un contratto fino a fine consiliatura da 48 mila euro lordi l’anno, subito rescisso dopo l’arresto) è quello di una ragazza affidabile e determinata, al di sopra di ogni sospetto.
In un’intercettazione lei sostiene che il ‘metodo alternativo’ di ottenere le informazioni riservate le sia arrivato in dote proprio dai colleghi di quello studio (le verifiche sono in corso) e intanto altri cinque funzionari della Procura sono stati perquisiti. La 27enne è inoltre figlia di Lorenzo Marianera con precedenti per furti, rapine, armi e droga.
