Si è chiusa la partita delle regionali e – come ampiamente prevedibile – si sono aperte le analisi del voto, accompagnate da frenetiche danze politiche. “Uniti si stravince” esulta la segretaria del Partito democratico Elly Schlein; “Non saltellano più”, afferma il presidente del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte, e così via. La sinistra tuona un ritorno sulla scena, dopo le due vittorie nette in Campania e in Puglia (e la scontata batosta in Veneto).

È lo scossone che farà tremare il Governo Meloni? Bando ai valzer progressisti e alle salse radical chic, al massimo si può intonare “Era già tutto previsto” di Riccardo Cocciante. Numeri alla mano, “il tentativo di spallata” – sottolinea il responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli – non c’è stato. Certo, se si vuole restringere il cerchio alle tre corse regionali di pochi giorni fa, la sinistra chiude con un 2 a 1, ma allargando la visuale alle elezioni regionali di questo autunno, la partita si chiude con un bel pareggio: 3 a 3.

Né perdite, né guadagni: tutto riconfermato. Calabria, Marche e naturalmente Veneto hanno ampiamente riconfermato di voler restare salde al centrodestra; così come Firenze, Napoli e Bari al centrosinistra. Occorre però guardare agli ultimi risultati regionali anche attraverso altri fi ltri. Da quando Schlein guida il Partito democratico, e Giorgia Meloni è Presidente del Consiglio, il centrodestra ha vinto in ben dieci regioni, contro le sei conquistate dal centrosinistra. Allo stato attuale, poi, la ripartizione delle regioni per coalizione premia il centrodestra in tredici.

Manca all’appello la Valle d’Aosta che si sa, governata dall’Union Valdotaine, è un unicum. Eppure, nell’eccezione, la giunta UV se in passato cedeva un assessorato alla sinistra, quest’anno lo ha ceduto a Forza Italia. Insomma, l’Italia si è man mano colorata di blu, abbandonando il rosso. Pesa di certo, ma questo per tutta la classe politica del nostro Paese, la sempre più marcata disaffezione degli italiani alle urne, da Nord a Sud. Ma – se possiamo trarre uno spunto dal quadro attuale – è forse meglio non badare a chi vorrebbe proiettare le larghe intese regionali anche sul piano nazionale. Il centrodestra ha una tradizione di coalizione unita e oggi è coeso nella figura leader di Meloni; il centrosinistra, invece, più che una realtà compatta, appare come un coro di tante voci, e spesso discordanti.

Ottavia Munari

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