Riecco il campo largo, in Sardegna il Pd ci riprova con Conte

Foto Mauro Scrobogna/LaPresse 03-07-2023 Roma (Italia) Politica - Università Roma Tre, Conferenza "Inflazione e salari: quali politiche? L'urgenza di analisi informate e azioni efficaci" - Nella foto: Giuseppe Conte M5S, Elly Schlein Pd July 03, 2023 Rome (Italy) Politics - Roma Tre University, Conference "Inflation and wages: which policies? The urgency of informed analyzes and effective actions" - In the photo: Giuseppe Conte M5S, Elly Schlein Pd

Il Pd riprova ad abbracciare Giuseppe Conte, lo fa in Sardegna per la presidenza della Regione dove appoggerà la deputata del M5s Alessandra Todde. Ci risiamo col campo largo. Che poi tanto largo non è perché dall’intesa su Todde si sono già sfilati Più Europa, Liberu e soprattutto i Progressisti dell’ex sindaco di Cagliari Massimo Zedda che puntano su un nome di sinistra-sinistra, mentre si sta muovendo in solitaria l’ex presidente della Regione Renato Soru che sabato dovrebbe annunciare la sua candidatura. E in Sardegna Soru è Soru. Ma qui la questione è per prima cosa sul metodo, che come sempre è anche un problema di merito, di come cioè si intende la lotta politica.

La regola dimenticata da Elly

Da nessuna parte ma meno che mai nell’orgogliosa Sardegna si può sopportare una decisione chiaramente presa a Roma e da questo punto di vista è inspiegabile che Elly Schlein si sia “dimenticata” della regola che in questi casi il Pd osserva sempre, e cioè le famose primarie. Capiremmo se il nuovo corso del Nazareno avesse maturato l’idea che questo strumento sia da archiviare, ma sarebbe paradossale che fosse proprio Elly Schlein a trarre questa conclusione, proprio lei che alle primarie deve tutto essendo stata in precedenza battuta da Bonaccini nei circoli. Com’è noto infatti il Pd consente ai non iscritti di contribuire ad eleggere il segretario, o la segretaria (che peraltro non era iscritta nemmeno lei) ma in questo caso non ha organizzato un’analoga consultazione per scegliere il candidato ad una carica istituzionale. Non polemicamente, non si può fare a meno di osservare la schizofrenia del Nazareno, che sull’altare di un patto politico tutto romano con l’ex avvocato del popolo sacrifica proprio quelle primarie che sono un tratto distintivo del Pd fin dalla su nascita.

Un ritorno all’antico

C’è in questa vicenda sarda come un ritorno all’antico, da qualunque parte la si osservi, senza voler pensare che proprio come nella Prima Repubblica ci si scambiassero tra alleati le caselle, questa regione a me e quest’altra a te. Che poi l’alleanza Pd-M5s funzioni è tutto da vedere. Di solito non dà buona prova (Foggia non fa primavera), e anzi viene da pensare che l’accordo su Todde sia solo un tassello di un mosaico più vasto, che va dalla comune battaglia contro la commissione d’inchiesta sul Covid alla partecipazione di Conte alla manifestazione del Pd di domani. Amorosi sensi anche in salsa sarda. Ma c’è da rilevare che il Pd va contro una destra che governando la Sardegna parte in vantaggio giocandosela con un campo stretto, il contrario di quel che servirebbe per vincere. Todde lo sa lei per prima: «Dobbiamo ricucire con tutti, dobbiamo essere aperti, inclusivi e dialoganti perché le destre si battono con la massima compattezza e la massima unità e credo potremo essere convincenti». Già la candidata deve ricucire ancora prima di cominciare. Se Renato Soru o chiunque altro si candiderà avrà buon gioco a mettere in evidenza queste contraddizioni e a togliere voti a Alessandra Todde, candidata in salita già gravata da un errore blu iniziale. Chissà che cosa ne pensano gli iscritti al partito di Elly Schlein in Sardegna. Non lo sapremo mai. O forse lo capiremo quando saranno aperte le urne.