Governare, si sa, non è mai semplice. Ma spesso anche opporsi non è semplicissimo. Certo, gli effetti sono diversi e si capisce perché. E tuttavia un’opposizione fatta bene (o fatta male), possono produrre risultati che sia pure indirettamente finiscono per riverberarsi sulla vita dei cittadini.
In questi giorni Carlo Calenda, uno dei personaggi più talentuosi comparsi sulla scena politica italiana negli ultimi anni, ha fatto una scelta spiazzante: provare ad entrare nelle logiche di maggioranza. Proponendosi e suggerendo soluzioni. Un interventismo che ha suscitato una ridda di interpretazioni. Vuole entrare al governo! Vuole entrare in maggioranza! Vuole sfilare altri elettori a Forza Italia! Vuole fare un’opposizione talmente costruttiva da risultare distruttiva!
Retroscenismo esasperato? In qualche caso pensiamo proprio di sì e infatti tendiamo a credere a Calenda quando dice che non è sua intenzione fare da stampella sostitutiva. E tuttavia c’è un modo di esprimersi in Calenda, che ha tratti davvero originali e meritevoli di attenzione. Nella vicenda politica di solito chi si oppone, dispone di tre armi. Criticare (anche aspramente) il governo. Proporre misure alternative. Dispiegare proteste capaci di fare consenso per chi si oppone o dissenso per chi governa.
Carlo Calenda ha scelto una quarta via. Fare la lezione a tutti. Tre giorni dopo le elezioni, a governo ancora da fare, il capo di Azione ha tagliato una delle sue fette grosse: “Meloni dura sei mesi, esprime una classe dirigente incompetente”. Passa qualche giorno e Calenda resta perentorio: “Chiediamo un incontro urgente, lei è nuova” nel ruolo e “credo vada aiutata”. Carlo Calenda, a differenza di Giorgia Meloni, non è stato neppure un giorno presidente del Consiglio e comunque mettersi sul piedistallo del paternalismo non è mai una cosa simpatica.
Ma la presidente Meloni ha capito subito l’utile, ha invitato Calenda a palazzo Chigi e lui, gratificato, ha cambiato integralmente opinione: “Meloni preparata”. Calenda ha fatto la lezione anche a Forza Italia (“E’ allo sbando. Aiuti la premier!”) ma è un partito col quale il professor Carlo non condivide neppure l’opposizione. Il Pd? Ovviamente “infantile”, perché non fa come dice lui. Carlo Calenda resta una risorsa per il centrosinistra e presto capirà che anche gli altri pensano e meritano attenzione, anche se non la pensano come lui.
