Esteri
Cessate il fuoco in Sudan, perché è uno specchietto per le allodole
La tregua unilaterale che le RSF hanno dichiarato di accettare è soltanto un modo per allentare le pressioni internazionali
È possibile cambiare la propria natura, a tal punto da trasformarsi da crudeli macellai in compassionevoli operatori di pace? Lunedì scorso, la dichiarazione del comandante delle Forze di supporto rapido (RSF), Mohamed Dagalo, conosciuto come Hemedti, di voler accettare la proposta americana sul cessate il fuoco umanitario in Sudan, ha stupito l’opinione pubblica. Una svolta improvvisa che purtroppo ha tutta l’aria di essere uno specchietto per le allodole, alla luce della complessità di quella che le Nazioni Unite hanno definito “La più grande crisi umanitaria del mondo”.
La caduta di Al Bashir
In un Paese divorato dalla povertà e dall’inflazione, l’arresto nel 2019 del colonnello Omar Al Bashir, presidente della Repubblica del Sudan per trent’anni, aveva segnato la fine di un’era nella storia dello Stato. Sostenute dai paramilitari delle RSF, le Forze armate sudanesi (SAF) avevano destituito Al Bashir. A sostituirlo, de facto, alla guida dello Stato, venne designato il generale delle SAF, Abdel Fattah al Burhan.
Il fallimento della transizione che seguì la caduta di Al Bashir innescò, a partire dal 2023, una serie di scontri urbani nelle principali città sudanesi. A contrapporsi due eserciti: le SAF, esercito regolare dello Stato, e i paramilitari delle RSF, intenzionati a rovesciare Al Burhan. Cominciato come una guerriglia, lo scontro si è allargato, diventando una spietata guerra civile.
Esattamente un mese fa, le RSF di Hemedti occupavano, dopo diciotto mesi di un assedio estenuante, la città di El Fasher, Un vero massacro reso possibile anche dalle armi acquistate dai propri partner internazionali. Droni dalla Cina, armi dagli Emirati Arabi Uniti perché, se questo conflitto sembra irrisolvibile, una motivazione va ricondotta proprio agli interessi degli attori mondiali che sostengono l’una o l’altra fazione.
Il cessate il fuoco proposto dagli Stati Uniti che le RSF hanno dichiarato di voler accettare è stato elaborato da Paesi che hanno sostenuto militarmente i paramilitari di Hemedti, come gli Emirati Arabi Uniti. Di conseguenza, Al Burhan ha respinto la proposta dichiarandola inaccettabile. La speranza che i lupi delle RSF possano diventare agnelli osservando una tregua unilaterale va oltre le previsioni più ottimistiche. Una cosa è certa: la vera svolta per il Sudan potrà arrivare soltanto attraverso una soluzione politica globale.
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